Pitigliani Benedetto
Coniugato/a con: Fernandez Affricano Paolina
In Italia a: Livorno
Percorso di internamento: Pennabilli (PS) dal 26/7 al 21/12/'40; Cecina (LI) da dicembre '40 fino a data imprecisata; Firenze dove risulta internato nel settembre '42. Liberato il 5/8/1943.
Ultima località o campo rinvenuti: Firenze
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; ASCP; Car; LM/AM; A6-b.25.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Era medico e viveva a Livorno con moglie e cinque figli.
L’episodio che segna la sua storia personale avviene nell’ottobre del ’38, subito dopo il varo delle leggi razziali. A un fascista che lo saluta con il titolo di "Cavaliere" del quale è stato appena insignito, risponde che non gradisce tale onorificenza, anzi, ne prova vergogna.
Due mesi dopo, nel dicembre, Pitigliani presenta richiesta di "discriminazione" poichè la ritiene necessaria in un momento della sua vita che definisce angoscioso. Sottolinea che la sua è una famiglia ebrea nata e sempre vissuta in Italia e fa presenti le sue benemerenze in campo medico (era stato fra l'altro medico delle carceri di Livorno e presso la colonia penale di Pianosa); aggiunge che tre dei suoi figli sono sposati con cattolici.
Il riconoscimento gli sarà negato. Intanto, nel luglio del '40 il prefetto della sua città ne propone l’internamento con la seguente motivazione: "Ebreo, ha assunto un atteggiamento ostile al regime".
Destinato alla Provincia di Pesaro, rimane per circa cinque mesi a Pennabilli. E' il primo internato a giungere nel piccolo comune del Montefeltro. In seguito viene trasferito a Cecina (LI) e poi a Firenze. La limitazione della libertà continua fino al proscioglimento con il Governo Badoglio nell’estate del ‘43.
In definitiva l'anziano medico resta lontano dalla sua famiglia e dalla sua città per tre anni interi. Morirà a Livorno nel 1959. Per una biografia più dettagliata si veda anche Con foglio di via, citato nelle fonti pubblicate.