Tokar Heinrich (Enrico)
Coniugato/a con: coniugato
In Italia a: Milano
In Italia da: /
Percorso di internamento: C. di c. di Boiano (CB) nell'ottobre '40 (Apz); c. di c. di Isernia (CB) fino a luglio '41; Mercatino Conca (PS) dal 4/8/'41 ad aprile '42; Apecchio (PS) dal 5 aprile a giugno '42; Sellano (PG) dal 17 giugno '42 all'11 maggio '43. Monte Santa Maria Tiberina (PG) da tale data al 2 novembre '43 quando fugge.
Ultima località o campo rinvenuti: Sillano (PG)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Milano
Fonti:
ASP; Apz; ASCMC; Bad; ASPG-2; ASMI.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Prima dell’internamento viveva a Milano lavorando come impiegato presso una ditta privata per la quale fungeva anche da rappresentante. Aveva ottenuto il passaporto di apolide dal comune di Milano nell'aprile '39. Secondo le autorità godeva di discrete condizioni economiche. Presso l'Archivio di Stato di Milano risulta la richiesta presentata a quella prefettura il 1° febbraio 1940 da Tokar Enrico "ebreo", per poter avere una domestica. Egli dichiara di risiedere in quella città dal 1920.
In realtà i problemi economici si faranno sentire a causa della lunga durata dell’allontanamento dalla città e dal lavoro, come ricaviamo dalle numerose lettere conservate presso l’Archivio di Stato di Pesaro.
La sua vicenda di internato inizia nell'ottobre del '40 in Provincia di Campobasso, a Boiano prima e a Isernia poi.
Nell’agosto dell'anno seguente viene trasferito in Provincia di Pesaro e inviato inizialmente a Mercatino Conca. Subito si pone il problema del sussidio statale, in quanto se il direttore del campo di concentramento di Isernia glielo aveva corrisposto - come del resto il responsabile del campo di Boiano - la prefettura di Milano non ritiene che sia un internato bisognoso.
Presso una banca di Milano egli ha un conto personale ma non gli è facile prelevare il denaro. Nelle lettere fa riferimento a documenti che deve esibire o far arrivare dalla Polonia. Ad aiutarlo è la sua fidanzata, Maria (Mary), che vive nella stessa Milano.
Per tali difficoltà, nel novembre di quell’anno, il 1941, l'internato chiede al questore il permesso di vendere degli articoli che si farebbe arrivare da ditte di sua conoscenza, in particolare soprabiti, merce non presente sui loro banchi. La vendita avverrebbe “sulla piazza di Mercatino Conca”, dunque senza allontanarsi dal comune. Infine sottolinea la necessità di guadagnare qualcosa “dopo 15 mesi trascorsi privi di attività”.
Non conosciamo la risposta delle autorità ma riteniamo che l’idea sia caduta. Quando per cure mediche deve raggiungere Pesaro, l’internato lo fa a proprie spese, a partire dal viaggio. L’itinerario attraverso Rimini è d’obbligo e il tempo prestabilito è annotato sul foglio di via.
Da uno di questi moduli, in mancanza di fotografia, ricaviamo la sua immagine: anni 48, statura m.1,60, capelli castani, corporatura regolare. Il dato dell’età è importante perché ci conferma la sua nascita nel 1893 (in altra fonte infatti si dice che è nato dieci anni prima). Anche nel fascicolo a suo nome conservato presso l'ASPG si conferma l'età qui indicata.
Nelle sue lettere, di cui possediamo la pagina tradotta dal censore, è annotato il comune in cui si trova, Mercatino Conca o Apecchio, mentre non sempre compare la data, che ricaviamo dai riferimenti alla stagione.
Prima di avviare la corrispondenza, Enrico (Heinrich) ha dovuto dichiarare con chi intende farlo, com’è d’obbligo per gli internati. La lista include tre famigliari: il fratello Ludwig a Varsavia, la sorella sposata Eckner a Buenos Aires - presso Gallo, Compagnia Italmar - e il cognato Heinz (Heinrich) Eckner a Vienna.
Fino a un certo punto le lettere al fratello includono come destinataria anche la madre, poi lei cambia indirizzo. La corrispondenza con le persone nominate sarà in lingua tedesca, mentre con Maria Casellato - la fidanzata che abita in Piazza Squadrismo a Milano - sarà in italiano.
Nei mesi invernali, tra il 1941 e il ’42, le lettere fanno spesso riferimento al freddo; Enrico può andare a scaldarsi nella cucina della padrona di casa che a volte lo invita anche a pranzo. La razione di pane giornaliera è diminuita, 150 grammi al dì, e i prezzi sono alti, come scrive ai famigliari. Per passare il tempo fa raccolta di francobolli e invita il fratello a spedirgliene di vecchi.
Su questo punto in ASPG si fa cenno alla sua corrispondenza con l'internato Leo Scharfberg che nel giugno '42 si trova a Nereto (Teramo). Leo gli spedisce dei francobolli, ma la busta farà una lunga quarantena prima di tornare al mittente: il podestà di Sellano (PG) dove nel frattempo Tokar è stato trasferito, nel febbraio '43 requisisce il pacco "in ottemperanza all'art. 2 del Decreto del Duce... del 28.8.1942" e lo respinge.
La fidanzata Maria intanto lo aiuta a subaffittare il suo appartamento a Milano, per il quale Enrico ha pagato inutilmente la pigione per due anni, e funge da tramite con la banca.
Nella corrispondenza si legge ripetutamente che Tokar deve spedire dei vaglia a Varsavia per la madre Helene, la quale pare in grandi ristrettezze e ambasce, come emerge anche da quanto intercorre tra i due fratelli Tokar, Heinrich e Ludwig. Alla madre, Enrico scrive: “Io sto bene, sono soltanto molto preoccupato per voi”. E ancora: “Devi conservarti in vita perché possiamo rivederci.”
Il cognato, che vive a Vienna e porta il suo stesso nome, non lo vede da tre anni e commenta così la foto con la fidanzata, che Enrico gli ha inviato dall’Italia: "La tua è una posa alquanto seria, adatta al tempo". Per parte sua gli dice che dov’è non si sta troppo bene ma “ora dappertutto è uguale”.
Un altro punto che ritorna spesso è la difficoltà di comunicare con una persona che viene sempre nominata con la sola iniziale, “B”, forse la sorella che vive in Argentina. Il problema dipende dal fatto che con l’entrata in guerra degli USA - dicembre 1941 - la linea aerea con l’America del Sud, la Lati Condor, di cui Tokar si serviva per spedire, è stata chiusa. Lui pensa allora a un itinerario attraverso Lisbona, oppure conta di avvalersi di un aggancio con Zurigo.
Su questa lettera troviamo il timbro del Gabinetto della questura, a dimostrazione che i contatti a largo raggio insospettiscono la polizia del regime. Si capisce bene perché lo scrivente lamenti che molte sue lettere e cartoline non sono mai arrivate, del resto è ben consapevole che altri leggono quanto scrive, tanto che nomina apertamente la censura.
Ritorna spesso anche il riferimento a Roma e a notizie che dovrebbero arrivargli di lì, forse in merito ad aiuti dalla Nunziatura apostolica, se abbiamo interpretato bene il linguaggio cifrato. In una lettera di data successiva, conservata in ASPG, si legge che nel maggio '43 Tokar attende il consenso della Nunziatura per potersi sposare con una cattolica.
A Mercatino Conca il polacco Tokar è compresente con l’italiano Pietro Jetto, al quale il suo nome è associato per una segnalazione del maresciallo dei carabinieri locali che porta la data del 28 marzo ’42. Enrico sarebbe entrato in relazione con “sovversivi del luogo nonché con elementi di dubbia condotta politica delle vicine campagne ai quali si affianca di più durante i giorni di mercato” quando la vigilanza diventa difficoltosa. Del resto “il fascio locale" sospetta che anche Jetto "accondiscenda alle idee di Tokar”. Su Pietro Jetto si veda Con foglio di via, (pp. 63-64), citato nelle fonti pubblicate .
Dunque la federazione dei Fasci di Pesaro chiede il trasferimento dei due internati. Pochi giorni dopo, per motivi disciplinari, il nostro viene trasferito ad Apecchio, dove vive “in albergo” e dove resta per poco più di due mesi. In ogni caso, fa in tempo a scrivere molte lettere anche di qui.
Nel giugno '42 lascia la Provincia di Pesaro per quella di Perugia.
A Sellano giunge il 16 giugno '42. Chiede subito di poter corrispondere con le persone già indicate, fra cui la fidanzata e Scharfberg Leo il quale l'anno seguente chiederà che Tokar venga trasferito dove Leo si trova attualmente: Macerata Feltria (PS). La richiesta non viene accolta.
Ben presto, la polizia segnala vari problemi: la disinvoltura dell'internato Tokar che fa spedire la posta a Foligno o a Spoleto per evitare il controllo da parte del podestà; i contatti proibiti con la fidanzata che lo ha incontrato una volta a Foligno; il possesso della macchina da scrivere portatile Reminton (che usa anche per fare esercizi di spagnolo in quanto studia per corrispondenza); le eccessive amicizie e conoscenze allacciate in paese per cui se ne chiede il trasferimento.
L'11 maggio '43 l'internato giunge a Monte Santa Maria Tiberina (PG), nuova destinazione. Di qui cerca di giustificarsi rispetto alle accuse circa i contatti con la fidanzata e con una certa Flora da lui nominata in una lettera; sostiene che tale ultima donna non esiste ma è solo il vezzeggiativo con il quale chiama la fidanzata Maria, che intende sposare. Sulla lettera sono annotati sia la località di Lippiano, frazione di Monte Santa Maria Tiberina, sia il capoluogo stesso.
Ed è qui, a Monte, che ha firmato la diffida per gli internati. I movimenti sono concessi e limitati al raggio di un chilometro e si deve rispondere a tre appelli quotidiani, salvo chiamate extra. E sarà proprio all'appello delle 8 del mattino che mancherà all'obbligo prescrittogli. Il 3 novembre '43 Enrico non si presenta ai carabinieri. Il rintraccio viene lanciato in una vasta area senza successo.
Il questionario conservato presso l'archivio della Croce Rossa Internazionale di Bad Arolsen porta nuovi elementi. E' datato 8 luglio 1946, data in cui Tokar si trova a Milano dove è assistito dall'UNRRA. Egli dice che vive in Italia da molti anni. In Polonia ha fatto studi inferiori e superiori, è diventato un tecnico per impianti galvanici e come tale era rappresentante. Vendeva impianti di cromatura, nicheltura eccetera. Si annota pure che era sposato. L'ex internato parla fluentemente polacco, tedesco, italiano e russo.
Altro documento in ASPG, la lettera della prefettura di Perugia del luglio 1950 in cui il prefetto chiede al questore notizie sull'ex internato, in Italia dal 1920, in relazione alla richiesta della cittadinanza italiana. L'apolide Tokar, di cui si ricordano gli spostamenti "per motivi razziali" fino alla fuga da Monte Santa Maria, è ora residente a Milano. "Buona condotta in genere" è la risposta.