Saralvo Leardo
Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro dell'aprile '41.
Famigliari compresenti: fratelloConiugato/a con: celibe
In Italia a: Ferrara
Percorso di internamento: Sant'Angelo in Vado (PS) dal 28 giugno al 15 ottobre '40; Apecchio (PS) dal 14/10/'40 a maggio '41; San Leo (PS) dal 16/5/'41 all'1/2/'43; Mombaroccio (PS) dall’1/2 all’1/5/'43; Sant'Angelo in Lizzola (PS) dall’1/5/'43 per pochi giorni. Carcere a Pesaro e Urbino per quasi un anno e ritorno a Sant'Angelo in Lizzola nel maggio '44. Fuga.
Ultima località o campo rinvenuti: Sant'Angelo in Lizzola (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Ferrara
Fonti:
ASP; A1; ASCSAINV; ASCA; ASCSL; TGor; Car; A3-b.24; ASCU; UCEI; M/M; LM/AM; LDM.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Era venditore ambulante e operaio, ed era celibe. Il Prefetto di Ferrara nel giugno del 1940 ne dispone l'internamento in quanto "Ebreo disfattista e vociferatore", giudizio identico a quello riservato al fratello Lilio.
In quello stesso mese i due fratelli giungono assieme a Sant'Angelo in Vado in Provincia di Pesaro e vi restano fino ad ottobre, poi vengono separati per decisione superiore: Leardo è destinato ad Apecchio e Lilio a Macerata Feltria.
Nel paese si ritrova con i correligionari Gino Camerino e Giuseppe Levi, così come ad Apecchio per un periodo era internato assieme ad Arturo Ball.
Nel settembre 1942, si fa appoggire dalla Delasem di Genova nella sua richiesta al Ministero dell'Interno di trasferimento a Macerata Feltria dove il clima sarebbe più mite. Allega il certificato del medico condotto di San Leo. In questo non viene accontentato.
Leardo va incontro a problemi con le autorità sotto la cui vigilanza è stato posto, in relazione ai contatti con la popolazione "ariana", specie femminile, anche se la donna con la quale aveva stabilito un'amicizia a San Leo non era vincolata da matrimonio e lui era celibe. Trasferito a Mombaroccio, il 4 febbraio 1943 coglie l'occasione per fare una veloce puntata a Ferrara dove va a visitare il rabbino Leone Leoni e la sua famiglia: sarà l'ultimo saluto alla madre. La sortita non era autorizzata, pertanto il fatto va ad aggravare i suoi addebiti. Inoltre, nonostante il divieto continua a inviare a San Leo lettere personali che finiscono nelle mani dei censori e si fermano nel fascicolo della questura.
Il 1° maggio seguente subisce l'ultimo trasferimento. La destinazione è Sant'Angelo in Lizzola. Subito si verifica una nuova infrazione alle regole. L'internato viene sorpreso a "rincasare ore 22” anziché "prima dell'Ave Maria" com'era d'obbligo nel suo caso. Pochi giorni dopo è arrestato con un'accusa che sembra orchestrata ad arte e che comporta la sua condanna al carcere per oltre un anno.
Nel frattempo gli giungono per posta notizie allarmanti. E' la sorella Tilde che lo informa. "Lilio si trova a Bologna, è stato arrestato assieme a Giorgio", scrive. La cartolina postale è senza data ma sappiamo che fa riferimento a fine febbraio/primi di marzo '44, come diremo in conclusione.
Intanto, dopo un anno di carcere, nel maggio '44, essendo stato giudicato non idoneo al campo di concentramento, Leardo viene rimesso in libertà. Il questore lo munisce di foglio di via per Urbania ma il commissario prefettizio del comune - dopo il bombardamento del 23 gennaio 1944 - lo respinge per mancanza di alloggi. Allora viene indirizzato a Sant'Angelo in Lizzola e lì è cacciato dalla GNR. A quel punto, affamato e disperato, l'internato decide di darsi alla fuga. E si salva.
Non sarà così per i suoi famigliari. Come sappiamo dal Libro della memoria, la vecchia madre di Leardo, Melli Zaira, viene arrestata a Ferrara e muore in stato di detenzione a Bologna all'età di ottantun anni, mentre i fratelli Lilio, Lindo e Giovanna - quest'ultima con il marito Giorgio Max Hanau - saranno arrestati, detenuti nel campo di Fossoli e di lì deportati ad Auschwitz per non fare più ritorno.
Per una biografia più ricca si veda Con foglio di via, citato nelle fonti pubblicate.