Schuschny Adolf
Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro dell’agosto ‘43.
Famigliari compresenti: moglieConiugato/a con: Fürcht Magdalene
In Italia a: /
In Italia da: Lubiana, Jugoslavia
Percorso di internamento: C. di c. di Ferramonti di Tarsia (CS), estate '41 (APz); Villanova d'Asti (AT) dal 6 gennaio '42 a luglio '43; Macerata Feltria (PS) dal 24/8/'43 al 2 o 3 dicembre '43, giorno della fuga.
Ultima località o campo rinvenuti: Macerata Feltria (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Roma, poi Milano.
Fonti:
ASP; A1; A2; EMF; ASCMF; ASMAC; CS; Bad; IKg.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Era un negoziante di stoffe e viveva a Lubiana. Dall’immatricolazione per soggiorno stranieri in Italia rinnovata a Villanova d'Asti (AT) nel gennaio ’43, risulta entrato nel Regno il 22 agosto '41 da Lubiana assieme alla moglie Fürcht Magdalene; lo scopo del soggiorno è quello di “internato civile”. Nel database di Anna Pizzuti l'internamento a Ferramonti di Tarsia è collocato venti giorni prima dell'ingresso ufficiale.
La nazionalità indicata nel primo documento citato è quella jugoslava ma in altro documento della Croce Rossa sugli internati passati per la provincia di Asti, si attribuisce la nazionalità tedesca (in realtà ex austriaca) sia a lui che alla moglie.
I due coniugi restano nel comune di Villanova d'Asti per un anno e mezzo "senza dar luogo a rilievi", come dirà la prefettura piemontese nel '46.
Nell'agosto '43 giungono a Macerata Feltria in Provincia di Pesaro. Qui la Croce Rossa britannica chiede notizie su Schuschny per conto di un privato - la sig.ra Federica Charva di Londra - e la risposta del commissario prefettizio è fin troppo rassicurante: condizioni di salute sue e della moglie, "ottime".
Nello stesso mese di settembre, Adolf è in elenco con altri ebrei stranieri internati in provincia - G. Juk, G. Jellinek, F. Majaron e L. Scharfberg - per la verifica del permesso di soggiorno.
Il 2/3 dicembre '43 per evitare l’arresto gli Schuschny fuggono da Macerata Feltria con i coniugi Gedalja e L. Scharfberg. Fanno tappa in Toscana e proseguono per Roma. Probabilmente i fuggitivi non riescono a mettersi in contatto con l’altra signora che si preoccupa per loro - Erminia Stern di Firenze - perché nell'aprile '45 costei dovrà rivolgersi al Questore di Pesaro per avere notizie.
Saprà che gli Schushny sono fuggiti da tempo per sottrarsi ai tedeschi, mentre l’altra famiglia a cui si interessa, quella degli Jellinek, è ancora a Macerata Feltria. Le due coppie di internati erano legate tra loro anche per aver condiviso il periodo di internamento a Villanova d'Asti.
Presso l'Archivio di Stato di Macerata sono presenti documenti dell'immediato dopoguerra, in quanto da Roma vengono rivolte - erroneamente - richieste di dati alle autorità di tale provincia anziché a quelle di Pesaro. Gli Schuschny si trovano nel campo profughi di Cinecittà dal 1° agosto '44 e gli uffici competenti effettuano la verifica dei sussidi percepiti per poter proseguire la corresponsione. Adolf dichiara un periodo di internamento dal 6 gennaio '42 al 2 dicembre '43 con relativo sussidio, e afferma di essere impossibilitato a tornare nel proprio paese. Nella dichiarazione non fa cenno al periodo di internamento a Ferramonti di Tarsia in quanto lì non percepiva sussidio essendo un campo di concentramento.
Per parte sua, la Prefettura di Pesaro/Urbino dichiara di aver corrisposto alla famiglia per il periodo di restrizione a Macerata Feltria, la quota mensile di lire 50 per l'alloggio e quella giornaliera di lire 9 per lui e lire 5 per lei. Ora sarà l'ECA di Roma a provvedere al mantenimento dei due coniugi.
Nella capitale, la moglie Magdalene (Magda) presta la sua opera fino a settembre ’45 presso il Comando alleato, ufficio “dispaccio personale”. Dopo il trasferimento della famiglia a Milano, la stessa signora continua l’attività con gli alleati presso la caserma “Cadorna”.
Preziose notizie sono contenute nell'archivio di Bad Arolsen. Il questionario riguardante la coppia è datato 3 settembre '46 ma si aggiungono note successive. Qui Adolph dichiara di essere un mercante e uomo d'affari con un suo magazzino e afferma di essere un ebreo convertito al cristianesimo. Parla bene tedesco, italiano e inglese, e pure ungherese e francese. La moglie Magda, che ha fatto gli studi inferiori e superiori a Graz, parla tedesco, italiano e inglese. Si comprende perché entrambi lavorassero presso l'UNRRA di Milano, Repatriation Office, che aveva sede nella scuola Cadorna.
La dichiarata conversione non ha impedito ad Adolf di essere stato imprigionato a Vienna per le sue origini ebraiche. Qui aveva anche dovuto liquidare la sua azienda, la "Karlman and Schuschny". Da Vienna nel '39 era fuggito in Jugoslavia e dopo un certo tempo la moglie era riuscita a raggiungerlo. Furono entrambi internati in Jugoslavia e poi in Italia. Magda in Austria aveva lavorato per anni come impiegata presso diverse strutture.
Il percorso di internamento richiamato nell'intervista conservata negli archivi di Bad Arolsen è quello che conosciamo, talora con qualche lieve sfasatura nelle date. Adolf ricorda anche il periodo passato nel campo di Cinecittà dopo l'agosto del '44. Qui dava un aiuto nei magazzini della Croce Rossa dove ha conosciuto persone importanti come sir Clifford Heathcote-Smith (rappresentante del Comitato intergovernativo per i rifugiati in Italia) e Miss Mcdonald.
Vuole trasferirsi in Colombia dove il cugino Francisco, che porta il suo stesso cognome, è emigrato di recente. Il cungiunto potrà aiutarlo sul posto ma non può anticipare le spese del viaggio, per le quali Adolf chiede un aiuto. Non vuole tornare in Austria dove la famiglia è stata deportata e uccisa, e dove lui ha subito troppe persecuzioni.
Nel testo si annota che in ottobre '46 la coppia ottiene il permesso di espatrio in Colombia.
Presso la comunità ebraica di Vienna sono conservati documenti riguardanti la famiglia. I genitori di Adolf sono entrambi nati a Praga: il padre Alfred il 5 luglio 1863, la madre Kamilla Fischel il 10 luglio 1871. Si sposano nella città natale nel 1895. In seguito si trasferiscono a Vienna dove nascono i figli Adolf e Rosa. Il padre muore nel 1936 e viene sepolto nel cimitero israelitico cittadino. La madre, ormai vedova, sarà deportata da Vienna e morirà nel campo di Theresienstadt il 16 novembre 1942.
La sorella di Adolf, Rosa, (nata nel 1898) sposa nel 1923 Georg Mosca che vive a Trieste, poi nell'ottobre '35 la coppia ottiene il permesso di replicare il matrimonio con rito cristiano.
Adolf morirà a Bogotà in Colombia il 17 novembre 1969. Le sue spoglie furono riportate a Vienna dove riposano nel cimitero israelitico accanto a quelle del padre.