Meyer (Mayer) Hirth Edith
Immagine conservata presso la Biblioteca "Bobbato" di Pesaro.
Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: nubile
In Italia a: Pesaro
In Italia da: Monaco di Baviera
Percorso di internamento: Sassocorvaro (PS) da ottobre '42 a maggio '44, quando fugge. Rintracciata, è internata a Urbania (PS) fino al 15 settembre '44.
Ultima località o campo rinvenuti: Urbania (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Roma
Fonti:
ASP; A1; A2; ASCS; ASCU; Bib.B; Bad.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Il 3 ottobre ’42, proveniente da Monaco di Baviera, entra dalla frontiera del Brennero senza passaporto e giunge a Pesaro. Studentessa a Berlino, frequentava una scuola italiana e aveva lasciato la Germania “per tema di rappresaglie”, così scrive il prefetto marchigiano al ministero dell’Interno chiedendo istruzioni sul caso.
A Pesaro si era rifugiata presso un pesarese - conosciuto a Monaco dove l’uomo gestiva un ristorante - e desiderava proseguire fino a Roma. Infatti intendeva chiedere ospitalità al collegio teutonico di Santa Maria dell’Anima della capitale, forte di una presentazione del vescovo di Pesaro, Mons. B. Porta, ottenuta forse da Berlino. Poi però, venuta a conoscenza delle difficoltà in merito al suo progetto, nel timore di essere respinta in Germania aveva tentato il suicidio gettandosi in mare. Salvata, era stata ricoverata in ospedale.
Tale ricostruzione da parte del prefetto non compare nell’immatricolazione per Soggiorno stranieri in Italia che porta la data del 15 ottobre '42. Vi si dice soltanto che la giovane è entrata nel Regno ai primi del mese per ragioni di studio. Nel testo è definita ariana, riteniamo per autodichiarazione visto che era espatriata clandestinamente. In altre fonti risulta ebrea, e in un documento si dice che pur essendo “di razza ebraica” professa la religione cattolica.
Anziché proseguire per Roma viene internata in Provincia di Pesaro, a Sassocorvaro, dove stabilisce uno stretto rapporto con le altre ebree internate.
Edith vive presso un educandato femminile. Lo ricaviamo da una lettera in lingua tedesca inviata il 27 ottobre ’43 a Edoardo Schnürmacher, altro ebreo internato che si trovava in ospedale a Urbino. Edith gli dice fra l’altro che con lei c'è la signorina Alex, con la quale trascorre il tempo a suonare il pianoforte. Per il resto, dorme e legge perché la vita in convento è molto noiosa. Si colgono poi riferimenti a conoscenze comuni.
Non sappiamo se, al pari delle altre internate di Sassocorvaro, Edith abbia subito un periodo di carcere perché non abbiamo altre notizie a partire dalla data della lettera (ottobre '43) fino al maggio seguente. Una nota del podestà al questore registra che nella notte del 18 maggio '44 non sono rientrati alle loro abitazioni gli internati: Braun Evira (anni 46), la figlia Alex Ilse (anni 18), Mayer Edith (anni 24) e Uberto Uberti di anni 34 (internato “politico”, per il quale si veda la scheda di Grün Alessandro). Il podestà aggiunge poi: "Indumenti trovansi custoditi presso ciascuna abitazione, telegrafo e telefono interrotti da vari giorni.”
Le tre fuggiasche sono rintracciate e internate a Urbania, stessa provincia, e lì in base al registro dei rendiconti contabili (dove Edith è chiamata Hegerhirth) risultano sussidiate dal 1° maggio '44 - inclusi dunque anche i giorni della fuga - al 15 settembre ’44.
Secondo alcune testimonianze, Edith, Ilse e la madre di quest'ultima, Elvira, furono aiutate a fuggire da Sassocorvaro da don Corrado Leonardi e dai partigiani locali con l’obiettivo di raggiungere il monastero di S. Chiara di Urbania e di mimetizzarsi tra le suore. In realtà a Urbania furono scoperte ma ciò non esclude che vivessero presso le monache stesse da internate, come si trova scritto in un appunto firmato “Il vescovo”, che indica il periodo di permanenza in convento dal 25 maggio al 14 settembre’44.
A ottobre ’44 Edith è a Roma. Risulta ancora una sua traccia nell’aprile ’45 quando chiede di poter ritirare i bagagli lasciati a Urbania.