Levi Salomone (Salomon)
Coniugato/a con: Tocker Rebecca
In Italia a: Milano
In Italia da: Costantinopoli
Percorso di internamento: Nereto (TE) presente nel febbraio '41; Cermignano (TE) dal 14/6/'41 ai primi di luglio '42; Urbania (PS) dal 4/7/'42 al 3/12/'43 quando viene arrestato e incarcerato a Urbino. Scarcerato il 15/2/'44, è ancora internato a Urbania e vi resta fino al 15 settembre '44.
Ultima località o campo rinvenuti: Urbania (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Roma
Fonti:
ASP; ASCU; ASCU2; A1; APz; Bad.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Era in Italia, a Milano, dal 15 maggio 1923, come risulta da elenco delle dichiarazioni di soggiorno conservato a Urbania. Aveva nazionalità portoghese. In alcuni documenti, compreso Arolsen Archives, è detto turco, in altri lo si definisce apolide. Praticava il commercio ambulante. Dei suoi tre figli, due nascono a Milano - uno nel ’38 e uno nel ’39 - mentre la terza, Ester, nasce in internamento a Cermignano (TE).
Resta in Provincia di Teramo quasi un anno e mezzo, per alcuni mesi separato dalla famiglia che poi lo raggiunge a Cermignano. Di qui nel luglio '42 i Levi giungono in Provincia di Pesaro e vengono destinati a Urbania dove rimarranno fino alla liberazione del territorio, con la parentesi del carcere per Salomon.
Il capofamiglia sollecita il segretario del comune precedente affinchè specifichi la data ultima del sussidio, in modo da far ripartire l'erogazione. Si saprà che questo era stato pagato fino al 30 giugno '42. Come in altri casi, la moglie inizialmente riceveva un sussidio inferiore, per la precisione lire 4 al dì, cifra prevista per il coniuge convivente.
Nell’ambito della revisione dei sussidi promossa del Ministero dell’Interno, il podestà di Urbania richiede "un congruo aumento dell’indennità mensile di alloggio” per la famiglia Levi che, con tre bambini al di sotto dei quattro anni, necessita di un appartamento e non potrà spendere meno di 150 lire al mese per l'affitto, mentre la legge assegna per l’alloggio 50 lire al mese.
Quello dell'alloggio - e relativi costi - è uno dei problemi maggiori per la famiglia, anche perché l'affittacamere presso la quale sono alloggiati (Edda Reggiani) è ottantenne e si lamenta per la confusione e il rumore dovuti alla presenza di tre bambini piccoli. Nel settembre '42, facendosi assistere da un "curatore", la proprietaria della casa chiede al podestà che se ne vadano. In seguito presso di lei alloggerà un altro internato ebreo, Paolo Schwarz.
Salomon il mese seguente scrive al podestà di essersi attivato per cercare una soluzione, ma gli è stata offerta soltanto la soffitta dell'albergo "Bramante" dove pagherebbe comunque la cifra prevista dal podestà (150 lire al mese) senza usufruire di luce, materassi e biancheria.
Intanto, da agosto '42 a agosto 43 Levi riceve regolarmente aiuti finanziari di modesta entità dalla Delasem di Genova e di Nonantola (MO), da cittadini di Milano (dott. Alfredo Sarano, Roberto Coen - o Cohen - e Alberto Levi), di Ferrara (Giuliana Pesaro Magrini) e di Vercelli (ing. Aldo Cingoli), oltre che da un internato di Cermignano (Markus Wegner Weis).
Riscontriamo poi che nel 1942 tiene corrispondenza con altri compagni di internamento: in luglio e settembre scrive a Max Smulevitch e a Esther Vegner, che si trovano ancora a Cermignano; in agosto ad Armando Marcus (Markus), sempre a Cermignano; in agosto e settembre a Samuele Gattegno internato a Nereto (TE).
Il 3 dicembre '43, quando scatta l’ordine di arresto generalizzato, Salomon viene fermato dai carabinieri di Urbania assieme ai correligionari internati Timan Joseph, Helmann Ralph e Hess Giuseppe, e alle famiglie sfollate Szantò e Ancona. Con loro è rinchiuso nelle carceri di Urbino. Dal carcere il 6 febbraio ’44 invoca il ritorno a Urbania con la famiglia, visto che l’ultimo bombardamento sulla città ha reso ancor più difficile la vita per sua moglie e i suoi tre figli “quasi sempre ammalati”. Su questo punto si veda quanto detto per la moglie Tocker Rebecca. Nella lettera fa notare di essere internato da tre anni e mezzo, il che fa ipotizzare che sia stato arrestato nella seconda metà del 1940.
Infine, pur essendo giudicato idoneo al campo di concentramento, il 15 febbraio '44 viene scarcerato per assistere la consorte. Rimane internato con la famiglia fino alla liberazione di Urbania, il 15 settembre seguente. Due mesi dopo, la famiglia risulta a Roma.