Scheda

Bueno Sirio Renzo



Didascalia:

Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del luglio '40.

Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: Zar Francesca
In Italia a: Livorno
Percorso di internamento: Sant'Angelo in Vado (PS) dal 7/7/'40 al 15 marzo '41; Tavoleto (PS) dal 17/3 al 7/4/'41; Avigliano (PZ) da aprile ‘41 al 29 luglio ‘43, data della revoca. Nuovo internamento a Castelnuovo di Garfagnana (LU) da data ignota fino all'arresto ai primi di dicembre '43.
Ultima località o campo rinvenuti: Avigliano (PZ)
Deportato:
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; Car; ASCSAINV; ETos; Ori; ASCLI; LDM; YV.
Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

Era venditore ambulante di articoli di merceria e chincaglierie come il fratello Mario e la madre, internata con lui a Sant'Angelo in Vado in Provincia di Pesaro. Mario inizialmente è destinato alla Provincia di Avellino e giunge nel pesarese in altro momento. 

Nel giugno del '40 il Prefetto di Livorno lo segnala come "Ebreo che nell'eccezionale attuale momento potrebbe svolgere attività non consentita", formula usata anche per la madre. L'ipotesi è fondata sul fatto che è stato loro revocato il permesso di commercio ambulante, unico sostentamento della famiglia. La stessa condotta viene tenuta dalle autorità di Livorno nei confronti di un gruppo rilevante di ambulanti ebrei. Oltre ai tre Bueno, i Disegni - Manlio, Ernesto e Lanciotto -  e poi Guido Finzi, Rabà Alfredo, Rabà Renzo, Rabà Lanciotto e Vittorio Piperno.

 Più semplice la motivazione che suggerisce lo stesso Sirio Renzo in una lettera autografa dell’aprile ’41, dove dice di essere stato internato “per motivi di Razza Ebraica". In quel momento si trova a Tavoleto in Provincia di Pesaro e chiede la revoca della pena o in subordine l’avvicinamento a Livorno dove risiedono la madre - che nel frattempo è stata liberata - e la moglie, entrambe bisognose di assistenza.

 Era stato trasferito nel piccolo borgo marchigiano da Sant'Angelo in Vado, stessa provincia, dov'era rimasto per oltre otto mesi. L'allontanamento era stato deciso dalle autorità per ragioni disciplinari. Con il Governo Badoglio nel luglio '43 ottiene la revoca e torna a Livorno.

 Risulta poi un nuovo internamento a Castelnuovo di Garfagnana (LU) di cui non conosciamo la dinamica. Di questo si parla nei volumi Ebrei in Toscana etc., e L’orizzonte chiuso, etc., citati nelle fonti pubblicate. Sirio Renzo è l’unico italiano ad essere internato a Castelnuovo dove transitano oltre sessanta ebrei stranieri. Molte le testimonianze raccolte su di lui, a partire da quella di Giorgio Capitani, figlio del proprietario della pensione omonima dove l’internato aveva preso alloggio. Sirio suonava il pianoforte ed era maestro di fisarmonica, perciò avendo affittato il primo dei due strumenti, si esibiva anche per l’amico Giorgio. Viene descritto come un tipo brillante, allegro ed elegante che amava esibire fotografie dov’era ritratto con attori dell’epoca, essendo anche lui attore-comparsa. Frequentava un negozio di tessuti poiché il fratello era fornitore della proprietaria. I parenti venivano ogni fine settimana a trovarlo da Livorno - in treno – e si trattenevano a pranzare con lui nella pensione. Sirio aveva sposato un’istriana non ebrea conosciuta durante il servizio militare e dalla quale ebbe una figlia durante il periodo di internamento a Castelnuovo. 

Dal comune di Livorno risulta invece la nascita di Carla Ida Maria nel '42, mentre nel '37 era nato Ruggero.

 Gli internati “liberi” presenti a Castelnuovo vengono arrestati il 5 dicembre ’43, salvo 14 persone che si erano date alla fuga. I 58 ebrei fermati sono trasferiti al campo di concentramento di Bagni di Lucca. Sirio Renzo viene fermato probabilmente con gli altri, anche se tre giorni dopo, a Marlia, sono arrestati i suoi parenti che vi si trovano sfollati e lui è con loro.

Riportiamo la cronaca di quei giorni per bocca di Mario Abenaim - figlio di Silla Bueno, sorella di Sirio  - che viene catturato a 17 anni e sopravviverà ad Auschwitz: "Eravamo sfollati da Livorno a Marlia. Lì fui preso con tutta la mia famiglia: i miei genitori, mio fratello, gli zii... Vennero i carabinieri e ci portarono a Bagni di Lucca, dove trovammo altre persone arrestate come noi, intere famiglie; ma devo dire che i carabinieri non ci trattarono male. Poi vennero le SS e i fascisti, ci portarono a Firenze, alle Murate; da lì fummo mandati a San Vittore e, infine, ci caricarono sulle tradotte per portarci ad Auschwitz. Sulla mia tradotta c'erano i miei genitori, un fratello di due anni più grande, uno zio che abitava con noi, altri tre zii e quattro cugini". (Intervista riprodotta in Verri Melo, La speranza tradita). La moglie e la figlia di Sirio non furono arrestate perché "ariane".

 Dal Libro della memoria sappiamo che il gruppo di parenti parte da Milano il 30 gennaio '44. Sirio Renzo muore in evacuazione da Auschwitz in data ignota. Per la restante parte della famiglia si veda  la scheda della madre Funaro Ida.