Il saggio Ebrei a Rimini, 1938-1944, tra persecuzioni e salvataggi, pubblicato nel 2006 per la Clueb nell’opera miscellanea Romagna tra fascismo e antifascismo, rappresenta l’avvio del presente lavoro. Nel frattempo abbiamo avuto modo di approfondire la ricerca e di acquisire materiale documentale inedito, compresi diari e memorie. Particolarmente rinnovata la terza edizione.
Alcune ricostruzioni, come quella riguardante Guido Cohen, considerato morto in data e luogo ignoti dopo la deportazione ad Auschwitz, forniscono una risposta, la prima a quanto ci risulti, a tale vuoto di informazione. Prezioso a tal fine il contributo di Giuliana e Vittorio Moreno, a lui congiunti dal lato materno.
Ci sono poi testimonianze reperite fortunosamente, come il diario di Aldo Milano datato 1975, che ci è pervenuto da San Paolo del Brasile dopo un contatto iniziale con la Comunità ebraica di Napoli. Altre importanti relazioni sono state propiziate dall’Istituto italiano di cultura di Tel Aviv, grazie al quale sono emersi testimoni che hanno fatto riaffiorare la storia familiare di Isidoro Pines, arrestato nel 1943 e incarcerato a Rimini. Enrico Jessoula ha ricostruito per noi la vicenda dei propri genitori, dei nonni di origine turca e quella della parentela più larga.
Grazie al prof. Mario Rende abbiamo raggiunto l’ultranovantenne Karl Schwarz, di Haifa, che in gioventù fu internato nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia (CS) contemporaneamente a Edmund Verstandig, ebreo polacco passato per Rimini, di cui era amico.
Il dottor Maurizio Pincherle ci ha presentato a una testimone altrettanto anziana, Anna Cameo, nipote di Giuseppe, lo zio dallo stesso cognome già proprietario dell’omonima villa di Viserba. E si potrebbe continuare.
Nel lasso di tempo intercorso tra la prima e la terza edizione sono emersi nuovi fondi archivistici e sono state raccolte ulteriori testimonianze in merito a ebrei passati per il territorio riminese e vessati per ragioni razziali. Già la seconda edizione del 2017 presentava due nuovi casi di rifugiati o sfollati a Riccione, quello della famiglia jugoslava di Mosco Danon e quello di Myriam Ascoli.
L’edizione del 2021 conosce una significativa revisione, anche formale. L’apparato iconografico si avvale di nuove fotografie d’epoca e include i volti di vittime e di “giusti” legati al territorio riminese. Inoltre affronta ulteriori casi di limitazione della libertà per i cittadini ebrei riguardo alla frequentazione delle cosiddette “spiagge di lusso”. Si tratta di Jolanda Levi e famiglia (Bologna); di Silvio Magrini e figlio Umberto (Ferrara); di Ettore Ovazza (Torino). A tali casi si aggiunge la vicenda di Luciano Meir Caro, rabbino capo di Ferrara, il quale rende testimonianza per la propria famiglia. Fra le voci raccolte nel 2021, anche la preziosa memoria dello storico berlinese Klaus Voigt in merito alla proibizione subita dagli ebrei tedeschi, fra cui sua madre, di frequentare le spiagge del Baltico dopo l’ascesa al potere di Hitler nel 1933.
Attraverso nuovi contatti abbiamo arricchito la ricostruzione di vicende di cittadini ebrei passati per la riviera anche per sfollamento durante gli anni del secondo conflitto mondiale. In particolare, sono state raccolte le memorie di tre testimoni residenti a Milano: Rosanna Cataldo per Guido Cohen e congiunti; Marco Grego per la famiglia della madre (Lehrer); Carlo Sevini (Schwenk) per la propria famiglia originaria di Trieste, storia che integra quella della sorella Bruna.
La ricerca delle vittime legate a ebrei residenti in territorio riminese si è arricchita del caso di Federico Castelbolognesi, fratello di Mario residente a Rimini, e di altri congiunti.
Quanto alle confische effettuate nel 1944 da parte del Ministero delle finanze della RSI, si contano nel tratto costiero da Bellaria a Riccione 17 decreti di requisizione di case e terreni di proprietà di cittadini ebrei (32 per l’intera provincia di Forlì che allora includeva Rimini). A tale dato vanno aggiunti altri due casi a Riccione: la requisizione del villino Ascoli da parte degli occupanti tedeschi e quello della colonia israelitica milanese, incamerata dal comune di Riccione. Riguardo a tale materia sono emersi nuovi elementi in merito alla proprietà Mayer di Bellaria, identificata in Villa Mayer, già Brunelli.
Infine, nel capitolo dedicato alla Repubblica di San Marino, un puntuale approfondimento è stato fatto sulla materia dei matrimoni in relazione alle proibizioni del regime. In particolare, se nel 1937 il divieto di relazioni tra italiani ed altre “razze” riguardava gli africani soggetti al Regno d’Italia, il 6 ottobre 1938 – quaranta giorni prima del varo del Testo Unico n. 1728 del 17 novembre che avrebbe proibito espressamente i matrimoni tra ariani ed ebrei – il Gran Consiglio del fascismo votava una dichiarazione che vietava i matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti a razze non ariane.
Le vicende narrate coprono un ampio raggio, dal momento che gli ebrei stranieri presenti in territorio riminese provengono da vari paesi d’Europa e del Mediterraneo. E ci è sembrato stimolante spaziare oltre i confini di un’Italia provinciale e autarchica, nonostante le velleità imperiali, anche per mettere in luce la condizione di estrema precarietà vissuta da chi era braccato ovunque per ragioni “di razza”.
Fitta e ossessiva la trama delle segnalazioni da parte della polizia fascista, alla quale nulla sfugge tranne a volte l’essenziale. Per il rilascio di una dichiarazione “razziale” abbiamo visto mobilitati i commissariati di città disparate quali Fiume, Trieste, Milano, Bologna, o capitali d’oltremare come Mogadiscio. In alcuni casi le storie prendono l’avvio da una presenza di breve durata e farle emergere è stato come scoprire un iceberg. Le testimonianze ci hanno restituito l’umanità di protagonisti ormai scomparsi, anche in relazione con la popolazione locale. Chi prestò aiuto lo fece talvolta perché sorretto da forte idealità politica o religiosa, oppure mosso da un senso di umana solidarietà.
A tale riguardo, due fattori dai quali il comportamento umano è spesso condizionato giocarono un ruolo primario durante gli ultimi anni della dittatura, con una guerra devastante in atto e una politica razziale spietata, da un lato la paura, che non risparmiava comuni cittadini e perseguitati, dall’altro la prospettiva di un vantaggio personale. A seconda di come si è reagito a tali sollecitazioni si è diventati profondamente malvagi, nel migliore dei casi indifferenti, oppure solidali, generosi, “giusti”.
In un territorio quale quello riminese, marginale rispetto ad altri con insediamento ebraico consolidato, la ricerca ha prodotto risultati significativi proprio per le caratteristiche del luogo. Già all’epoca a vocazione turistica, questo lembo di Romagna conosceva nei mesi estivi un notevole incremento delle presenze, con larga disponibilità di alloggi sia in alberghi che in abitazioni private, inclusi case e villini edificati o acquistati da cittadini di religione ebraica. Il contesto dunque poteva essere ideale per chi volesse passare inosservato. C’è poi da rimarcare un fattore di estrema rilevanza politica e strategica, la vicinanza della Repubblica di San Marino e della Linea Gotica, “confini” vitali per molti perseguitati.
Se numerosi ebrei cercheranno la salvezza nell’antica Repubblica che si è dichiarata neutrale, altri si spingeranno fino a Cattolica, nella speranza di riuscire a varcare le linee del fronte e raggiungere le armate alleate in risalita dal Sud.