Barer Chaya
Barer Chaya. Arolsen Archives.
Famigliari compresenti: /Coniugato/a con: nubile
In Italia a: Firenze
In Italia da: Romania
Percorso di internamento: C. di c. di Lanciano (CH) da luglio '40 a marzo '41; Sassocorvaro (PS) dal 12/3/'41 al 3/12/'43, data dell'arresto. Carcere a Macerata Feltria (PS) fino a gennaio '44. Ancora internata a Sassocorvaro, il 22 marzo '44 si dà alla fuga.
Ultima località o campo rinvenuti: Sassocorvaro (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Firenze
Fonti:
ASP; ASP3, ebrei stranieri; A1; A2; ASCS; ASCMF; CampiF-Chieti; Bad.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Nell'immatricolazione per Soggiorno stranieri rinnovata a Sassocorvaro (PS) il 12 dicembre '42, si annota che l’ingresso in Italia era avvenuto nel maggio del '35 per ragioni di salute. Aveva domicilio a Firenze.
Viene arrestata dalla questura della città toscana il 16 giugno '40 e internata in un campo di concentramento in Provincia di Chieti, a Lanciano. Nel marzo successivo è trasferita nella giurisdizione di Pesaro e destinata a Sassocorvaro. Arrestata il 3 dicembre '43 con le altre internate Elvira Braum e figlia Ilse Alex, è ristretta assieme a loro nel carcere di Macerata Feltria (PS).
Presso questo comune c'è traccia di certificati medici che riguardano Chaja, infatti non è ritenuta idonea al campo di concentramento e viene scarcerata per ragioni di salute, dopodiché è di nuovo internata a Sassocorvaro. Nel marzo del ’44 si rende irreperibile. Come scriverà lei stessa, era riuscita a rifugiarsi a Firenze in casa di amici. Alla fine dell’anno è ancora presso di loro per l'impossibilità di raggiungere la sua famiglia a Medias in Romania, pertanto chiede il sussidio statale.
Sempre da Firenze il 4 novembre '45 fa richiesta dei documenti e del certificato di internamento, rivolgendosi sia al primo cittadino che a un impiegato - Emilio - al quale domanda: "Possibile che non sia rimasto niente del mio dossario di internata?". Per un aiuto si era rivolta anche a una signora del posto che chiama familiarmente Eurosia, e che riteniamo trattarsi di Eurosia Carboni, presso la quale alloggiavano diversi internati ebrei.
Il sindaco attesterà gli oltre due anni e mezzo di permanenza di Chaja nel comune, sostenendo che il documento di espatrio dell'ex internata - un passaporto polacco rilasciato il 31 gennaio 1935 - era andato perduto a causa degli eventi bellici.