Afar Lepa (Linda)
Coniugato/a con: Alcalay Samuel
In Italia a: /
In Italia da: Belgrado e poi Kavaja, Albania
Percorso di internamento: C di c. di Ferramonti di Tarsia (CS) dal 27/10/'41 a dicembre '42; Macerata Feltria (PS) dal 19/12/'42 a febbraio '43; Cagli (PS) per un breve periodo; Pergola (PS) dal 15 marzo al 2 dicembre '43, giorno della fuga.
Ultima località o campo rinvenuti: Pergola (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Pergola, Roma, poi USA.
Fonti:
ASP; ASCMF; Hope; Apz; APCe, R. Fran; YAD; GENI.
Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:
Per i suoi dati si veda il fascicolo del marito Samuel Alcalay presso l’Archivio di Stato di Pesaro.
Lepa (Linda) proveniva da una famiglia molto povera di Belgrado e aveva iniziato a lavorare a soli dodici anni essendo orfana di madre, come sappiamo dall’intervista al figlio Albert richiamata nelle fonti. Sappiamo che suo padre si era risposato.
Nella scheda del marito è riportato il racconto della fuga da Belgrado dopo l’invasione della Jugoslavia nell’aprile del ’41 da parte tedesca e italiana. La figlia Buena di 15 anni è con loro, mentre Albert, 24 anni, è stato mobilitato nell’esercito. Con Buena e il coniuge, Lepa raggiunge Dubrovnik dove vengono individuati dai fascisti e sono condotti nel campo di concentramento di Kavaja in Albania.
In ottobre 1941 vengono trasferiti nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia (CS). Qui saranno raggiunti da Albert che da quel momento sarà sempre con loro nell’odissea che dovranno intraprendere per sopravvivere.
Nel dicembre ’42 sono trasferiti in Provincia di Pesaro, destinazione definitiva per la loro vicenda di internati. Per qualche mese vivono a Macerata Feltria, poi sono inviati a Cagli, località che dovranno lasciare ben presto per carenza di alloggi. Infine raggiungono Pergola, paese che avrà grande importanza per la loro salvezza. Di qui fuggono il 2 dicembre ’43 per evitare l’arresto.
Nel suo libro di memorie, The persistence of hope, Albert parla della madre con affetto. Ne ricorda i problemi di salute e le trepidazioni, oltre alle sofferenze della clandestinità condivise con i familiari. Lepa in quei giorni non faceva che piangere e chiedere disperata: “Perché non siamo andati in Palestina?” E ancora non sapeva cosa stava accadendo a Belgrado ai suoi fratelli e sorelle e alle loro famiglie.
Lepa, il marito Samuel e i due figli si salvarono grazie alla generosità di persone e famiglie italiane ricordate anche nel volume La valle dei giusti e dei salvati. Per questa parte si veda il dettagliato profilo del figlio Albert.
Dopo la liberazione del territorio, gli Alcalay ritornano a Pergola. Nell’aprile del ’45 si trasferiscono a Roma portando con sé come domestica una giovane donna – Vilma Elisabettini – presso la cui famiglia avevano vissuto per un periodo a Palazzo di Arcevia (AN).
Nel maggio del ’51 Lepa lascia Roma e s’imbarca a Bremerhaven sul Mare del Nord con la nave “Generale Harry Taylor” per sbarcare a New York. Con lei ci sono il marito Samuel e la figlia Buena, mentre Albert li raggiungerà con la moglie il mese seguente. Sono tutti senza patria, stateless.
Lepa e il marito Samuel non torneranno mai più a Belgrado, dove periscono molti loro congiunti. In Yad Vashem compare una lunga lista di vittime Alcalay di Belgrado e sono presenti anche i tre fratelli di Lepa, uccisi tra il 1941 e il 1942 in campi di concentramento creati dai nazisti o dagli ustascia. Una breve descrizione di tali campi compare nella scheda del marito Samuel.
Lepa, nata nel 1893, è la figlia maggiore. La seconda è Anula Matilda, nata nel 1894 a Belgrado. Dopo essere passata per il campo di concentramento di Sajmiste-Zemun, nei pressi della capitale, assieme al marito Avram De Majo e ai figli Rachel e a un altro di cui non si conosce il nome, Anula viene internata a Jasenovac, Croazia, famigerato campo di concentramento ustascia dove sarà uccisa nel ’41 con marito e figlio, mentre la figlia Rachel resiste fino al ’42.
Il terzo figlio è Isaac, che nasce nel 1905 a Belgrado dove viene ucciso nel 1941, mentre la moglie Mazal (nata nel 1913) e il figlio Joka (nato nel 1933) muoiono nel ‘42. Il quarto è Jakov, nato nel 1907, ucciso nel ‘41 a Belgrado.
Lepa Afar muore a Brookline, Boston, nel 1972.