Aboaf Giacomo
Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro dell’ottobre ’42.
Famigliari compresenti: /Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Roma
Percorso di internamento: Pennabilli (PS) dal 25/10/'42 al 1/4/'43 quando ottiene la revoca per "atto di clemenza del Duce".
Ultima località o campo rinvenuti: Pennabilli (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Roma
Fonti:
ASP; A3-b.1; LM/AM; LDM; Car; YV.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Viveva e lavorava a Roma ma era originario di Venezia dove risiedeva la famiglia d'origine. Gli Aboaf abitavano in via Cannareggio n. 1444, nel cuore del ghetto.
Nell’ottobre del ’42, all’età di vent’anni, il giovane Giacomo è precettato assieme a due fratelli per lavorare sul greto del Tevere, a Roma. E lì accade il fatto che fa scattare la misura punitiva: per un ordine incongruo si ribella al sorvegliante e la questura della capitale lo fa arrestare per questa sua “insofferenza alla disciplina durante il lavoro come mobilitato civile”.
Giacomo viene rinchiuso per diciassette giorni a Regina Coeli e di seguito inviato in internamento. Nel censimento degli ebrei a Pennabilli (PS) del novembre ’42 è citato assieme agli altri correligionari internati nello stesso comune in quel momento. Si tratta di Arturo Ball, della coppia Karl Schwarz/Margarethe Linser, di Moisè Laib Ryza e di Zora Bijelic con il figlio Miroslav Wilczek.
Tali persone sono ricordate a oltre sessant'anni dai fatti. Il primo internato, Ball, essendo più attempato di lui gli fa quasi da padre. Lo aiuta in vari modi, anche scrivendo le lettere ufficiali alle autorità, visto che Giacomo ha solo il titolo delle elementari “superiori”, mentre l'altro è ragioniere. I due alloggiano insieme in una pensioncina del paese dove devono corrispondere una pigione superiore al sussidio statale che ricevono, pertanto occorre integrare in altro modo. Il più giovane inizia ben presto a esplorare la campagna, benché la diffida prescritta per gli internati lo vieti. Gli si consente infatti di allontanarsi dal centro per un chilometro su altre tre strade appositamente indicate.
In queste sortite irregolari, Giacomo conosce una giovane contadina che gli passa dei prodotti dei campi. Inoltre, come ricorda il protagonista che incontriamo a Roma nel 2009, durante il periodo di domicilio coatto riceve un aiuto economico – 100 lire al mese – dall’ingegner Luria, romano, presso il quale aveva lavorato come domestico. La famiglia Luria/Recanati, genitori e figlio, riparerà in Svizzera per sfuggire alla cattura.
Aboaf viene liberato nell’aprile del ’43 per “atto di clemenza del Duce” e rispedito a Venezia presso la famiglia. Qui ci sono molti figli e bisogna darsi daffare per mantenersi.
Il padre di Giacomo, Achille, ha avuto 9 figli dalla prima moglie Mogno Lucia e, una volta diventato vedovo, altri quattro dalla seconda moglie, Rosa, sorella della prima. Due di tali figli muoiono precocemente.
Dopo la caduta di Mussolini il 25 luglio '43, Giacomo torna a Roma e riprende a lavorare come commerciante ambulante. Pochi mesi di relativa tregua e i problemi si ripresentano ancora più insidiosi di prima. Egli vive nascosto e cambia continuamente abitazione dormendo nelle case vuote. Viene aiutato dalla futura moglie Rosa Spizzichino, la quale lo rifornisce di cibo. In questo modo e grazie alla sua prontezza nella fuga riesce ad evitare la deportazione che invece toccherà a quattro fratelli. Costoro torneranno vivi, ma uno di loro, Gino, morirà poco dopo il ritorno dal lager a causa delle sofferenze subite.
Giacomo Aboaf farà per tutta la vita il venditore ambulante.
Nella sua cerchia familiare si contano numerose vittime della Shoah, a partire dal padre Achille, arrestato nell'agosto '44 a Venezia.
In totale si tratta di otto persone che periscono nei lager nazisti.
Le sorelle di Achille, Regina Aboaf in Nacamulli e Giuditta Rita Aboaf in Navarro, erano state arrestate a Venezia qualche mese prima, nel maggio '44, assieme ai loro figli.
L'intera famiglia di Vittorio Nacamulli, figlio di Regina Aboaf, coniugato con Costanza Misano, sarà sterminata. Al momento dell'arresto, il figlio minore, Umberto, aveva solo otto giorni. Umberto era nato il 27 aprile '44, la sorella Gina, il 14 ottobre '35.
I figli di Giuditta Rita in Navarro sono Amalia, del 1917, Achille, nato nel 1921, e Lina, del 1926.
Per tutti costoro si vedano Il libro della memoria, fonti pubblicate, e il sito di Yad Vashem, sitografia. Inoltre la biografia di Giacomo Aboaf compare nell'opera Con foglio di via, storie di internamento in Alta Valmarecchia 1940-1944, fonti pubblicate.