Scheda

Guglielmi Achille



Didascalia:

Archivio Famiglia Guglielmi-Zanoli.

Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: Elsa Zamorani
In Italia a: Ancona
Percorso di internamento:  Camerino (MC) da giugno a dic. '40; Montefalco (PG) dal 4 gennaio '41 al 20 dicembre. Fano (PS) dal 20 dic. '41 al 24 luglio '42. 
Ultima località o campo rinvenuti: Castiglione de' Pepoli
Deportato: /
Ucciso in Italia: /
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti:

 ASP; ASP3; Car; LDM; OMAN; Cipor, ASMAC; ASPG-2. 


Presente fasc. in ASP: Sì.
Profilo biografico:

Laureatosi  in medicina e chirurgia a Bologna nel 1903, si è specializzato in Ostetricia e Ginecologia a Milano. Nei primi Anni Venti apre una casa di cura (Villa Bianca) ad Ancona con il prof. A. Caucci. Benemerito della CRI per le opere sociali anche a favore delle donne povere e dei bambini, crea la prima colonia elioterapica di Ancona che sorge su un terreno di sua proprietà.

Presidente dell'Ordine dei medici di Ancona dal 1931, viene cacciato dall'Ordine in seguito al varo delle leggi razziali del '38. Nel marzo del '40 è cancellato dal sindacato dei medici.

Nel giugno del '40 il Prefetto di Ancona, Tamburini, lo segnala così al Ministero dell'Interno: "Ebreo, svolge propaganda disfattista." Gli attribuisce "temperamento portato forse per natura alla maldicenza e alla critica" e precisa che non ha ottenuto la discriminazione per "mancanza dei requisiti richiesti." Conseguentemente, Achille Guglielmi viene destinato all'internamento. La prima sede è Camerino (MC).

In un telegramma conservato nel fascicolo di Segre Amar Lionello, altro ebreo soggetto alla stessa misura di polizia, c'è traccia del trasferimento da Camerino ad altro comune. E' il questone di Macerata, Ceniti, a disporre - il 9 dicembre '40 - la convocazione urgente "senza eccezione", di entrambi gli internati assieme a un terzo, l'ebreo straniero Sachs De Griec Niels, in quanto tutti e tre devono essere inviati altrove. L'ordine è rivolto a podestà e CC.RR di Camerino e si specifica che i tre internati dovranno essere accompagnati in questura da agenti municipali. 

E' proprio il 9 dicembre del 1940 quando il Ministro dell'Interno scrive alle prefetture di Macerata, Ancona e Perugia per comunicare che Guglielmi, a rettifica di precedente disposizione, dovrà lasciare Camerino per Montefalco (PG) nella quale sarà tradotto a cura della questura di Macerata. Si aggiunge che "la prefettura di Macerata è pregata di diffidare ancora una volta ai sensi di legge il Guglielmi avvertendolo che ove non muterà il suo comportamento sarà internato in un campo di concentramento."

Veniamo a sapere cos'era successo a Camerino dalla lettera datata 3 gennaio '41 a firma del questore di Macerata - e rivolta all'omologo di Perugia e p. c. a Roma - in cui si specifica che Guglielmi è abbiente e non ha diritto ad alcun sussidio statale. L'internato, prossimo al trasferimento di sede, viene descritto come un "individuo scaltro e tracotante." La sua colpa è di "criticare sia gli eventi attuali che la situazione avvenire del Paese", ed è ritenuto capace di fare propoganda disfattista "specie dopo i noti provvedimenti razziali". Durante l'internamento "ha preteso con ostentazione, in un caffè, liquori stranieri, tanto da essere redarguito da altri avventori". Inoltre, "quando gli si presenta l'occasione", elargisce piccole somme a gente povera, "ingenerando nel popolino la convinzione che egli sia stato colpito ingiustamente dal Regime". 

A Montefalco il dottor Guglielmi firma la diffida il 5 gennaio '41, giorno successivo all'arrivo. Il questore di Perugia invita il podestà a precisare il perimetro "non lontano dall'abitato", entro il quale l'internato può circolare.

Ben presto egli chiede la revoca dell'internamento per ragioni di salute, suffragate da certificato medico. La prefettura di Ancona è contraria e chiede che le eventuali cure avvengano fuori della provincia. Tale giudizio del febbraio viene replicato a luglio: qui il prefetto, rivolgendosi al ministero dell'Interno sottonea che un atto di clemenza a favore di Gugliemi produrrebbe "non buona impressione nel pubblico, il quale trovò equo ed esemplare il provvedimento di cui sopra", cioè l'internamento.

Nel frattempo la famiglia di Guglielmi è stata autorizzata a convivere a proprie spese con l'internato.

In agosto la questura invita i CC.RR a intensificare la vigilanza nei confronti di tre ebrei internati a Montefalco, Guglielmi Achille, Kornberg Estela e Davidovic David, diffidandoli a non dar luogo a rilievi "con la loro condotta in genere." Della Kornberg parleremo ancora, di Davidovic segnaliamo soltanto che era un ebreo rumeno.

In settembre '41 a Gino Guglielmi, figlio di Achille, sono concessi quattro giorni per visitare il padre, mentre in ottobre l'internato è autorizzato a visitare la madre inferma e a trattenersi ad Ancona per cinque giorni, cosa che avverrà ai primi di novembre. Ogni suo spostamento avviene con un agente al fianco. Viene poi segnalato dai carabinieri, e di seguito dalla prefettura, che durante il suo soggiorno ad Ancona, Guglielmi si è fatto battezzare da don Pio Duranti nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano.

A novembre nuova richiesta di revoca da parte di Guglielmi, o in subordine la concessione del trasferimento a Senigallia.

In realtà nel dicembre '41 viene trasferito a Fano (PS). Con la sua partenza, gli internati rimasti a Montefalco sono ventotto, come si premurano di comunicare in segreto i CC.RR locali al comando del nuovo territorio.

A Fano, Guglielmi prende alloggio presso l'albergo Savoia Lido. Subisce pressioni affinché si sistemi in un'abitazione diversa dall'albergo, ma non riesce a trovare una casa libera con cucina. Neppure in provincia di Pesaro egli gode del sussidio statale, essendo facoltoso. Qui riceve frequentemente la visita del figlio Gino e della moglie Elsa, sempre sotto rigido controllo della polizia.

Pochi giorni dopo essere giunto a Fano, Guglielmi chiede di poter tenere una corrispondenza epistolare di argomento medico con la dottoressa ebrea polacca Kornberg Estela, su nominata, che era rimasta a Montefalco come internata per tutto il 1941. Lei a sua volta domanda di poter scrivere sia a lui che a sua moglie Elsa ad Ancona. Il permesso pare accordato. 

Inoltre l'internato ricorda di essere stato autorizzato ad avere con sé la moglie  e la figlia, che previa verifica delle autorità potranno raggiungerlo.

Per ragioni di salute, Guglielmi è dichiarato dal medico provinciale non idoneo al regime di internamento. Interpellato in proposito, il Prefetto di Ancona esprime il suo nulla osta a un eventuale proscioglimento, ma con divieto a prendere residenza e a tornare ad Ancona senza preventiva autorizzazione. 

Il 24 luglio '42 Guglielmi ottiene la revoca dell'internamento per atto di clemenza del duce. Egli chiede di poter prendere domicilio a Fano. Di qui il 1° agosto avanza richiesta di potersi recare a Chianciano per cure termali. Intanto nel giugno '42 il Prefetto di Ancona aveva reso nota al Ministero dell'Interno la vendita di una villa di grande valore (oltre un milione di lire), proprietà di Guglielmi, a favore di un collega dello stesso, il prof. Gusso, ginecologo, che ne avrebbe fatto una casa di cura.

Sentiamo ancora parlare del nostro internato il 29 dicembre '43 quando, in base all'ordine di polizia di Buffarini Guidi del 30 novembre '43, gli vengono requisiti i beni che possiede a Fano e che passeranno all'IRAB (Istituti Riuniti Assistenza Beneficienza). Ma occorre segnalare che a questa data Achille Gugliemi è già morto. Il decesso è avvenuto a Castiglione de' Pepoli (Bo) venticinque giorni prima, per l'esattezza il 4 dicembre '43 quando il dramma aveva raggiunto l'acme.

La morte di Achille Guglielmi per probabile infarto - o tentato suicidio - è legata alla caccia all'ebreo che si scatena in Italia a partire dai primi di dicembre '43 e perdura per lunghi mesi.

Ne saranno vittime anche la moglie Elsa Zamorani e il loro figlio Gino, nato nel 1911. I due congiunti vengono catturati un mese dopo la sua morte - ai primi di gennaio '44 - nello stesso luogo in cui era morto Achille, Castiglione de' Pepoli (Bo). L'arresto è opera di italiani nel caso di Gino, di tedeschi per Elsa Zamorani. Incarcerati a Bologna, tradotti a Ravenna e di qui Milano, il 30 gennaio '44 madre e figlio sono deportati ad Auschwitz e uccisi all'arrivo. 

Il 25 gennaio 2018 ad Ancona sono state poste sette "pietre d'inciampo", tre delle quali in memoria delle vittime appartenenti alla famiglia Guglielmi.