Scheda

Spizzichino Cesare



Didascalia:

Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del settembre ’40.

Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Roma
Percorso di internamento: Mercatino Conca (PS) dal 6 settembre al 1° dicembre '40; Tavoleto (PS) dal 2/12/'40 fino all’8/5/'41; Macerata Feltria (PS) dal 15/5/'41 al 10/5/'42, data della revoca.
Ultima località o campo rinvenuti: Macerata Feltria (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; ASCMC; ASCMF; EMF; Ter; Car; TLS; LDM
Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

Era un commerciante romano e conduceva una gioielleria con il fratello. Segnalato dal questore della capitale nell'agosto '40 per critiche al Regime e "aspri commenti sulla politica razziale del Governo”, era autore di barzellette sul duce, come si ricavò da denuncia con lettera anonima. Non era passata inosservata neppure la sua amicizia con i romani Giuseppe Piperno e Vitale Di Porto, ostili al fascismo quanto lui.

Nel settembre seguente viene internato in Provincia di Pesaro e si muove nella stessa giurisdizione attraverso tre comuni; essendo benestante non è sussidiato.

Giunge a Mercatino Conca il 6 settembre ’40, lo stesso giorno dell’amico Vitale Di Porto. Probabilmente hanno viaggiato insieme e si sistemano presso la famiglia di Davide Sfrisi, come sappiamo da testimonianza del figlio di questi, Paolo (Paolino, detto Lino). Egli, che nel ‘40/’41 aveva una decina d'anni, ricorda che suo padre ospitava in casa due ebrei romani, uno dei quali era Spizzichino Cesare mentre l’altro era chiamato Vito. Dormivano da loro e mangiavano in una trattoria del paese; sparirono da un giorno all’altro. Durante il servizio militare, dopo la guerra, Lino parlò di loro a un commilitone ebreo romano il quale li conosceva e disse che Spizzichino Cesare, commerciante, si era salvato, mentre Vito, ambulante, era stato deportato con moglie e 5 figli.

Si tratta di Vitale Di Porto e in realtà i figli erano sei.

Nel primo mese di permanenza a Mercatino Conca, Cesare Spizzichino tiene corrispondenza con persone di cui è conservata traccia. Oltre al mutuo scambio di posta con la propria famiglia, che a Roma abita in via Portico d’Ottavia n. 39, l’internato scrive a don Giovanni Minozzi e a un altro cittadino di Roma, nonché alla Ditta Giuvas di Tripoli.

Il suo libretto di risparmio postale, evidentemente ritirato dalle autorità comunali, giace nel fascicolo a suo nome.

Il 1° dicembre ’40 viene trasferito a Tavoleto e vi resta fino a maggio ’41, poi si sposta a Macerata Feltria dove è ricordato assieme al fratello, che probabilmente andava a trovarlo. La revoca avviene nel maggio ’42, poi non sappiamo dove ripari.

Due fratelli di Casare, entrambi arrestati a Roma, periscono nei lager nazisti: Allegra, del 1894, è catturata nella retata del 16 ottobre ’43, Graziano, del 1889, nel maggio ’44. Molti sono gli ebrei romani con lo stesso cognome che vengono deportati, e alcuni di loro abitavano allo stesso numero civico di Cesare, senza dubbio parenti.