Spagnoletto Mario
Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del novembre ’40.
Famigliari compresenti: /Coniugato/a con: Sermoneta Fortunata
In Italia a: Roma
Percorso di internamento: Irsina (MT) presente nel luglio del '40 fino a novembre dello stesso anno; Sassocorvaro (PS) dal 22 novembre '40 al 10 maggio '41; Macerata Feltria (PS) dal 14 maggio '41 fino al 30 giugno '42, data della revoca.
Ultima località o campo rinvenuti: Macerata Feltria (PS)
Deportato: sì
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; ASCMF; EMF; Car; ASCS; LDM; YV; Mitra.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Era un commerciante e aveva un negozio di abbigliamento, attività che durante gli anni dell’allontanamento da Roma viene gestita dalla moglie e dal suocero.
Nel giugno del '40, con l'ingresso in guerra dell'italia, è segnalato dal Questore di Roma nei seguenti termini: “Ebreo, svolge attività contraria agli interessi della nazione”. Il mese seguente inizia l'internamento.
La prima destinazione, Irsina in Provincia di Matera, lo accomuna al romano Umberto Terracina, che poi sarà presente in Provincia di Pesaro, mentre altri ebrei là internati, Bassan Oscar, Piattelli Alberto e Di Porto Settimio seguiranno altre strade. A Spagnoletto vengono requisite la patente di guida e Lire 1.000.
Qui risulta la sua richiesta formale di tenere corrispondenza con alcune persone, delle quali presenta la lista come previsto dalla normativa per gli internati. Nel suo caso si tratta della moglie, dei figli Leonardo e Rosetta e del cognato Settimio Di Castro.
Mario viene trasferito in Provincia di Pesaro per ragioni di salute e si presenta al podestà di Sassocorvaro assieme a Giorgio Ottolenghi.
Dopo sei mesi, con suo grande rammarico l’aspetta un altro trasferimento d'autorità, seppure entro la provincia, per aver stretto troppe amicizie con la popolazione locale. Nella sede successiva, Macerata Feltria, rimane per un intero anno durante il quale viene ricoverato in ospedale a Pesaro. Nell'aprile del '42 è giudicato non idoneo al campo di concentramento, pertanto ottiene la revoca per ragioni di salute.
Il rientro a Roma non lo salverà, anche se la sua cattura avviene dopo la drammatica razzia del 16 ottobre '43.
Dal Libro della memoria abbiamo conosciuto la sua fine. Arrestato da italiani il 3 febbraio '44 come il padre Leonardo, il figlio Leonardo e il fratello Aurelio, Mario Spagnoletto viene detenuto a Roma-carcere, Verona e Fossoli-campo. E' deportato ad Auschwitz il 16 maggio '44 e muore a Dachau il 30 aprile '45. Suo figlio Leonardo, nato a Roma il 21/3/1924, percorre lo stesso cammino del padre, per morire sempre a Dachau pochi giorni prima di lui, il 9 aprile ’45. Gli altri due congiunti periscono ad Auschwitz.
Dalle testimonianze presentate al Museo dello Yad Vashem da parte delle figlie di Mario e da quelle di Aurelio Spagnoletto sappiamo inoltre che tutti e quattro i congiunti si trovavano presso la Basilica di San Paolo a Roma. In effetti, come ricorda Liliana Picciotto nel suo L’alba ci colse come un tradimento, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio ’44 avvenne l’irruzione nella chiesa da parte della polizia italiana - con lo stesso questore Caruso in persona - per catturare gli ebrei che vi si erano rifugiati. Si trattò del secondo gravissimo episodio di violazione della extraterritorialità degli edifici vaticani. Sull'episodio si veda Cronache col mitra, citato nelle fonti pubblicate.