Segre (Segrè) Amar Lionello
Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro
Famigliari compresenti: conviventeConiugato/a con: celibe
In Italia a: Roma
Percorso di internamento: Fano (PS) dal 6/7/'40 a tutto agosto. Camerino (MC) dal 4/9/'40 al 10/12/'40. Serravalle del Chienti (MC) dall'11/12/'40 al 24/3/'41. Loro Piceno (MC) dal 25/3/'41 al 23/7/'41. Torino dal 26/7/'41 a novembre '42 quando ottiene la revoca.
Ultima località o campo rinvenuti: Torino
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Svizzera
Fonti:
ASP; ASMAC; Car; Su.Zuc; Brog; ASPG-2.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
E' dottore in legge e direttore di una fabbrica chimica. Ha domicilio a Nichelino (TO). Pochi giorni dopo l'ingresso in guerra dell'Italia, il Prefetto di Torino, sua città natale, lo segnala per l'internamento in questi termini: "Ebreo, critica il regime."
Suo fratello minore Sion, appartenente a Giustizia e Libertà, nel '34 era stato protagonista di un episodio di lotta politica di una certa risonanza avendo tentato di introdurre in Italia dalla Svizzera degli stampati antifascisti. Oltre a Sion, erano stati arrestati trentanove sospetti, fra i quali numerosi ebrei. Carlo Levi e Leone Ginzburg sono forse i più noti. Dopo il processo, Sion emigra in Palestina dove resta fino al '45.
Lionello viene internato a Fano (PS) nei primi giorni di luglio '40. Nel cartellino segnaletico della questura pesarese, dal quale ricaviamo la sua immagine, è definito “benestante”. Coerentemente con tale classificazione, la questura di Torino scrive che può mantenersi con i propri mezzi.
L'internato resta per soli due mesi in provincia di Pesaro, poi è trasferito in quella di Macerata, all'interno della quale sarà ripetutamente spostato di sede.
Nel disporre il trasferimento di Segre nel territorio di Macerata, "escluse località marittime", il Ministero dell'Interno ne informa contestualmente l'ispettore generale di P.S., Ciancaglini. Inoltre, autorizza la convivente dell'internato, Clelia Hahn in Mourglia - definita “straniera” benché di Torino - e le figlie di lei, Rosetta ed Erika, a rimanere con lui, “a proprie spese”.
Il 4 settembre '40 Segre firma la diffida presso il podestà di Camerino, comune al quale è destinato dopo Fano. Egli afferma di rinunciare al sussidio e va a vivere presso un'abitazione privata.
Due mesi dopo, il medico provinciale lo definisce fisicamente idoneo a permanere nella località assegnatagli. Tuttavia, sopravviene una segnalazione di altra natura. Secondo il Prefetto, a Camerino l'internato è entrato in dimestichezza con molti cittadini, provocando “in quell'ambiente sensibile, commenti, dicerie, mormorazioni”. Pertanto è bene che se ne vada. Il Questore Ceniti trasmette l'ordine al podestà e ai carabineiri di Camerino e ne approfitta per menzionare altri due internati che vanno trasferiti d'ufficio.
Inizialmente la nuova destinazione sembra Perugia, ma viene la rettifica dall'alto: l'11 dicembre '40 l'avvocato raggiunge Serravalle del Chienti (MC).
Il controllo poliziesco si estende alla convivente e alle figlie di lei, che spesso si recano a Torino o a Roma. Accade poi che il 31 dicembre, ultimo giorno dell'anno, Segre dia una cena a cui partecipano la sua compagna, il segretario comunale di Serravalle e il figlio di quest'ultimo. L'assiduità delle due famiglie si manifesta anche nei giorni seguenti, con grave scandalo. La segnalazione dei carabinieri giunge al Questore e rimbalza fino al Prefetto per le opportune misure da prendersi, specie nei confronti del segretario comunale.
Il 4 febbraio '41 altro problema. Un avvocato piemontese “ariano cattolico”, Adriano Bolletto, si permette di fare una visita di due ore a Lionello senza autorizzazione, per conferire su questioni inerenti l'amministrazione dei beni dello stesso internato. Ne consegue la diffida a non ricevere “visite di chicchessia senza prima avere ottenuta la prescritta autorizzazione ministeriale... a scanso di più severi provvedimenti.”
A fine mese i carabinieri segnalano alla questura un'altra relazione “sospetta”. Segre è in amicizia sia con il farmacista di Serravalle, Emilio Vannucci, “di religione atea” e con idee che tendono “al sovversivismo”, sia con il falegname Cesare Olivieri, “sospetto in linea politica“ e fratello di sovversivo. Poiché i nominati possiedono una radio, si suggerisce che venga loro requisita. Sono circolate infatti notizie diramate dagli inglesi e si presume che provengano dalle famiglie nominate. L'internato abita presso l'albergo di Adolfo Gentili e si deve evitare che le voci del nemico trapelino nel locale e “tra il popolino”.
Per Segre è un altro trasferimento d'autorità, questa volta a Loro Piceno (MC). Nello scrivere a chi deve riceverlo, il questore raccomanda: “Quando giunto, informare Ministero e Torino”.
Nel frattempo muore la nonna di Lionello, Bettina Levi in Allara, e lo stesso il 1° marzo '41 viene autorizzato a recarsi a Torino per qualche giorno. Vi resta fino al 20 marzo, poi torna in internamento scortato dalle forze dell'ordine.
A Loro Piceno vive dal 25 marzo presso l'albergo della moglie di Omero Emiliozzi, falegname, al quale corrisponde lire 25 al dì. Sono state le autorità stesse a indirizzarlo in tale struttura, unica nel paese, ma nascono ancora problemi: Omero ha precedenti come comunista, benché ora sia assiduo al dopolavoro e presenzi alle "manifestazioni patriottiche”.
In una lettera, Segre lamenta la maldicenza di qualcuno nei suoi confronti solo perché ebreo. Sottolinea in particolare l'ostilità del segretario politico locale il quale “lo addita al dileggio di tutti... e lo indica come antitaliano, fino al punto da suggerire al sarto e al barbiere di non servirlo”.
La rimostranza dell'internato percorre la scala gerarchica, tanto che "il console capo" (milizia fascista) dell'Ufficio politico investigativo, Pacifico Massi, scrive da Macerata al Prefetto che “l'ebreo in oggetto... unitamente al proprio cane, non intende sopportare alcuna privazione specialmente di carattere alimentare... in paese è motivo di meraviglia, le ampie riserve alimentari possedute dallo stesso e le sue esigenze pienamente soddisfatte dal sovversivo Emiliozzi Omero...”.
In risposta, l'arma locale dei carabinieri e il commissario di P.S. negano che Segre abbia riserve alimentari.
L'internato è controllato in ogni suo passo e lamenta “di non potere avvicinare alcuno”. La persona con cui scambia qualche parola è “un fascista radiato per morosità” e più volte ricoverato in “manicomio”, come scrivono le forze dell'ordine. C'è poi un anziano abitante di Loro Piceno, ex massone, proprietario di una villa con giardino dove vivono “due bellissimi pavoni” ammirati da Segre nelle sue passeggiate. Poichè l'anziano lo accoglie in casa propria ne segue l'intervento censorio del podestà che invita l'internato e la moglie dell'anziano cittadino a “troncare tale relazione”.
In aprile giunge la notizia che l'istanza di Segre per ottenere la revoca non è stata accolta. Nel giugno accade che la figliastra abbia problemi di salute, per cui le autorità di Torino acconsentono a una licenza per Segre.
Il mese seguente lo stesso Prefetto, pur negando il consenso alla revoca, esprime parere favorevole a far proseguire l'internamento a Torino. Ne segue l'ordine ministeriale, datato 23 luglio '41. La restrizione a Torino prosegue fino al novembre ‘42, quando l’internato ottiene la revoca con la condizionale.
Il suo nome risulta nell’elenco dei fuggiaschi accolti dalla Confederazione elvetica durante il secondo conflitto mondiale, “per ragioni politico-razziali”.