Scheda

Segrè (Segre) Margherita



Didascalia:

Margherita Segrè in una foto d'epoca di proprietà della nipote Elena Giardina.

Famigliari compresenti: madre
Coniugato/a con: nubile
In Italia a: Trieste
Percorso di internamento: In carcere a Pergola (PS) dal 3 dicembre '43 al 16 gennaio '44; in carcere a Pesaro da questa data al 18 aprile '44 quando è internata a Pergola per restarvi fino al 20 agosto stesso anno, data della liberazione del territorio.
Ultima località o campo rinvenuti: Pergola (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Trieste
Fonti:

ASP; ADPSS; APCe; ASCTS; TEG.


Presente fasc. in ASP:
Profilo biografico:

Margherita Segrè era una maestra d’asilo e viveva a Trieste. 

Dalle pagine del suo diario conservato presso l’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano (AR), si ricava uno spaccato della vita carceraria di allora. Il diario di Margherita Segrè è stato consegnato nel 1988 da Maria Rosa Zannini, figlia di una sorella di Margherita, Lidia.

Veniamo a sapere che l’autrice dopo l'8 settembre '43 era sfollata da Trieste con la madre e i due nipoti, figli di suo fratello Silvio. Il riferimento ai bambini è contenuto anche in una lettera autografa del 4 gennaio ’43 scritta dal carcere di Pergola, nella quale la reclusa fa riferimento alla "fuga precipitosa da Trieste" e sottolinea problemi di salute per i quali dovrebbe operarsi; tuttavia non vuole lasciare sola sua madre e chiede di essere ricoverata assieme a lei. Afferma che prima della reclusione erano loro due ad occuparsi dei nipoti, orfani di madre, che ora sono affidati ai nonni materni non senza difficoltà.

Nel libro La valle dei giusti e dei salvati si legge che Silvio Segrè, triestino dipendente dalla Montecatini, aveva sposato un’abitante di Pergola e lì era stato trasferito per lavoro in epoca precedente all’arrivo di madre e sorella. Quando poi le congiunte fuggono da Trieste affida loro i bambini, Bruno e Sergio, rimasti senza madre. Margherita se ne prende cura affrontando con coraggio i tedeschi, visto che parla la loro lingua. Finché non viene incarcerata. L’arresto avviene il 3 dicembre ’43 a Pergola per ordine dei carabinieri di Cagli; il verbale è conservato presso l’Archivio di Stato di Pesaro.

Il “Diario di guerra” di Margherita inizia dal carcere di Pergola. La reclusa racconta le sue giornate, lamentando il freddo e il cibo insufficiente. La consola però la partecipazione dei cittadini.“Tutti a Pergola parlano di noi”, scrive, “e chiedono notizie a Franceschina”. La donna nominata e la signora Monti vanno a trovarle e portano loro libri e cibo. Grazie a queste conoscenti, le recluse passano il tempo leggendo Stevenson e Dante Alighieri. Margherita ricorda anche il carceriere Anselmo e la moglie Adalgisa.

Annota poi che Aldo Fillinich, un internato di Pergola con il quale ha in comune la nascita a Trieste, viene arrestato l’11 gennaio ’44. Tre giorni dopo ha modo di parlargli nel carcere stesso. Poi viene tradotta nelle prigioni di Pesaro dove condivide la reclusione con un’altra ebrea internata, la tedesca Irma Olschowski, con la quale trascorre le fredde giornate invernali “intorno al braciere” della cucinetta.

Infine, dopo un periodo di ricovero in ospedale, il medico provinciale la giudica non idonea al campo di concentramento. Scarcerata il 18 aprile '44, Margherita viene internata a Pergola fino alla liberazione del territorio nell'agosto.

Dopo la guerra, Margherita e la madre tornano a Trieste e riprendono possesso della villa di Opicina, che era stata utilizzata per un periodo dalle milizie tedesche, mentre Silvio Segrè si rifugia in Israele anche per problemi di ordine personale. Verso il 1968/’69 Margherita va a vivere a Milano con la sorella Lidia che durante le persecuzioni si era rifugiata con la famiglia a Traghetto (Comacchio) in una proprietà del marito, originario di quella zona.

L'emigrazione ufficiale a Milano di margherita è registrata nel '74. La morte avviene nell'81 a Cefalù durante un viaggio in Sicilia.