Richter Sara Jalka (Salka)
In assenza di fotografia, abbiamo utilizzato un ritratto eseguito su cartolina postale, anni 1940-'41. Con ogni probabilità l'autore è Maximilian Hoffmann, pittore ebreo tedesco internato ad Alberobello (proprietà Margo Donovan, nipote di Sara Jalka, sua nonna).
Famigliari compresenti: marito e due figli
Coniugato/a con: Amsterdam Joseph David
In Italia a: Milano
In Italia da: Offenbach sul Meno, Germania
Percorso di internamento: Fermignano (PS) dal 24/12/'41 al 3/12/'43 quando viene incarcerata a Urbino. Vi resta fino al 10 maggio '44, poi è di nuovo internata a Fermignano.
Ultima località o campo rinvenuti: Fermignano (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: sì
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti:
ASP; A2 B, b.300; LDM; ASCFER; EFo; MaDon; GENI.
Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:
Presso l’Archivio di Stato di Pesaro su di lei non c’è fascicolo. Per i suoi dati si veda quello del marito.
Si sposa con J. David Amsterdam nel 1902 e l'anno seguente si trasferisce dalla Polonia a Offenbach sul Meno, in Germania.
Dopo le devastazioni subite nel novembre del '38 nel loro laboratorio di pellami in quella che è ricordata come Notte dei cristalli, la famiglia decide di espatriare. Jalka entra nel Regno dal Brennero nel luglio del '39 con un permesso di tre mesi rilasciato dal consolato italiano di Francoforte. Assieme a lei il coniuge e i figli Arthur, Eva Rachele e Selma, quest’ultima adottata, essendo in realtà figlia di una sorella. Degli altri due figli, sappiamo che Gustav viveva in Polonia e Chaim Henry in Gran Bretagna fin dal ’37. Quest'ultimo in guerra combatté con l’armata inglese.
La giovane Eva Rachele lascia subito l’Italia per trasferirsi prima in Gran Bretagna, poi in Usa.
Dopo un anno di permanenza a Milano, il marito e il figlio Arthur vengono internati ad Alberobello (BA) e vi restano per un anno e mezzo. Nel febbraio '41 il ministero dell'Interno risponde al Prefetto di Milano in merito alla straniera: va "solo" sottoposta a riservata vigilanza. Evidentemente era stato ipotizzato un internamento che per il momento non avviene. Durante questo periodo, Sara Jalka e Selma lavorano o forse vengono mandate a lavorare in aeroporto a Milano.
Da Milano nel novembre di quell'anno la madre chiede al Ministero dell'Interno in un'istanza dattiloscritta formulata con linguaggio preciso, talora forbito - senz'altro supportato dall'intervento di persona italiana - di poter riunire la famiglia e di vivere insieme "in una località di gradimento delle competenti Autorità quali liberi internati". Sottolinea le cattive condizioni di salute del marito, il quale in tal modo trascorrerebbe con lei l'ultimo periodo della propria vita, "forse di ancor breve durata".
In realtà sarà Joseph David a sopravvivere alla moglie.
Margo Singer coniugata Donovan - figlia di Eva Rachele Amsterdam coniugata Singer - ha conservato le cartoline postali inviate a Milano dal nonno e dallo zio Arthur quando si trovavano nel campo di concentramento di Alberobello. Le stesse cartoline furono poi recapitate in USA dove si trovava sua madre Eva Rachele. Le cartoline costituiscono una testimonianza preziosa sia per le note e le date riportate, sia per il fatto che sono dipinte a mano.
In uno dei disegni è ritratto Joseph, in un altro Sara Jalka, di cui si riportano le fattezze con realismo. Dall'esame della firma e dalle considerazioni di Carole Vogel, studiosa e discendente di uno dei pittori internati, siamo giunti alla conclusione che gli autori dei lavori sono due, entrambi internati ad Alberobello nel ‘40/'41. Il primo a lasciare il campo, nel gennaio '41, è Max Sipser, che a quella data raggiunse con la moglie Fort Ontario, Oswego, New York: dalla sua mano sono usciti tre dei quattro disegni. L'altro è Maximilian Hoffmann, che lasciò il campo nell'agosto '41 e che sembra l'autore del ritratto di Sara Jalka, siglato con una firma in parte leggibile: "Mann".
Il 4 dicembre ’41 da Roma si dispone l’internamento in Provincia di Pesaro di Sara Jalka - qui detta Thafran Solka Richter - e il giorno 18 le autorità milanesi la muniscono di foglio di via con mezzi di viaggio: Jalka e la figlia Selma hanno cinque giorni di tempo per presentarsi alla nuova questura.
La famiglia si riunisce a Fermignano. Nei documenti di Pesaro le due donne sono dette casalinghe. Intanto i parenti che vivono in Usa mandano regolarmente denaro in Italia per aiutarli nelle loro necessità.
Dopo due anni di permanenza nel comune, il 3 dicembre ’43 Sara Jalka viene arrestata e incarcerata, prima a Urbino, poi a Pesaro: su tale periodo si veda Cesana Margherita.
Il marito Joseph David, scarcerato per primo nell’aprile del ’44 per problemi di salute, chiede al questore la liberazione dei tre congiunti ancora reclusi. Finché il 10 maggio '44 anche Sara Jalka viene liberata per raggiungerlo e assisterlo a Fermignano.
Non si sa come il coniuge scampi alla strage della sua famiglia. Di Sara Jalka grazie al Libro della memoria sappiamo che fu arrestata a Forlì da tedeschi il 6 agosto ’44, reclusa nel carcere cittadino e uccisa presso il locale campo d'aviazione il 17 settembre '44. Tale ricostruzione della dinamica della cattura lascia aperti dei dubbi visto che non viene segnalato il suo allontanamento da Fermignano, dove presumibilmente è catturata. Su questo punto si veda La Strage di Forlì.