Hirsch Eugenia Jenny
Coniugato/a con: nubile
In Italia a: Como
In Italia da: /
Percorso di internamento: Atripalda (AV) nel luglio '40; Gesualdo Mercogliano (AV); Grado (TS) dal 30/6/'41; Macerata Feltria (PS) dal 30/7/'42 al 7/2/'43, data della revoca.
Ultima località o campo rinvenuti: Macerata Feltria (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Fano (PS)
Fonti: ASP; EMF; ASCMF.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Faceva l’istitutrice ed era residente a Milano dal ’31, poi risulta il trasferimento a Como nel '40.
Nel febbraio di quell'anno, avendo la polizia di Milano “avuto sentore” che stava per sposare “col solo vincolo religioso” un italiano “di razza ariana”, aveva cercato di farla allontanare dall’Italia. Ma poiché era stata respinta da tutti gli stati confinanti, comprese Francia e Svizzera, si era presa la decisione dell’internamento.
La destinazione iniziale è la Provincia di Avellino. Di lì viene trasferita a Grado per ragioni di salute e poi a Macerata Feltria in Provincia di Pesaro. Qui il suo nome risulta in elenco con altri 11 ebrei aventi diritto al contributo statale nei mesi di luglio e agosto '42.
La revoca viene concessa nel febbraio ’43 per ragioni di salute. Rientrata a Como, l’ex internata chiede e ottiene dal Ministero dell’Interno il permesso di trasferirsi definitivamente a Fano (PS) a partire dal maggio seguente e vi prende la residenza. Non abbiamo notizia di arresto nel dicembre di quell’anno quando scatta l'ordinanza del ministro Buffarini Guidi.
Dopo la guerra, nel ’46, la Hirsch sposa proprio l’uomo dal quale le autorità avevano cercato di tenerla separata, l'avvocato Celestino Terzi. E da Milano nel 1957 l'avvocato chiede al sindaco di Macerata Feltria l'attestazione dell'internamento subito per motivi razziali dalla moglie, nata a Vienna ma dichiarata apolide, onde "richiedere danni di guerra allo Stato Germanico."