Hammerschmidt Eugenia Jenny
Fondazione Arthur Lewin, Forlì.
Famigliari compresenti: figlioConiugato/a con: Lewin Giulio
In Italia a: Cremona
In Italia da: Berlino
Percorso di internamento: Campagna (SA) ai primi del '42 (dato incerto); Fermignano (PS) da aprile '42 al 3 dicembre '43 quando è incarcerata. Resta reclusa fino alla fine di febbraio '44. Poi di nuovo internata a Fermignano.
Ultima località o campo rinvenuti: Fermignano (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: sì
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; A1; A2; A2 B, b.155; LDM; EFo. Lissi.
Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:
Presso l’Archivio di Stato di Pesaro su di lei non c’è fascicolo. Per i suoi dati si veda quello del figlio Alfred Lewin.
Vedova di Giulio Lewin, lascia la Germania con numerosi famigliari: la madre Berta Ascher, pure vedova, i figli Alfred e Lissi, i fratelli Daniel e Willy, quest'ultimo con la moglie Frida. Ci sono poi due nipoti, una delle quali, Susanna (Susi), orfana di entrambi i genitori, adottata dallo zio Daniel. Con loro c'è anche Robert Jonas, che lavorava nella ditta di Willy. Si stabiliscono tutti insieme a Cremona tra il 1936 e il 1937, come sappiamo dai documenti conservati in Archivio di Stato a Roma.
Il trasferimento è vissuto come definitivo se è vero che Jenny porta con sé anche i mobili di casa. Inoltre, Willy, titolare di una ditta di confezioni a Berlino, ai primi del '36 cede l'attività. La nota è inclusa nelle informazioni che la polizia segreta tedesca gira alle autorità italiane in merito alle persone menzionate, tutti ebrei dimoranti a Berlino.
In una lettera al Ministero dell'Interno del 21 gennaio '39, Daniel Hammerschmidt richiama l'attenzione sul caso della famiglia allargata. A Cremona hanno aperto una panetteria propria e si occupano di una "piccola agricoltura". Nei due anni di permanenza in Italia si sono creati una buona reputazione, pertanto sono rimasti sconcertati dall'imposizione di lasciare il Paese - che ormai considerano una seconda patria - entro il 12 marzo '39.
La gravità della situazione emerge ancor più se si tiene conto delle "frontiere chiuse attorno" e del fatto che Daniel ha con sé la madre di 82 anni e la nipote adottata dodicenne. Nota amaramente che la bambina non può "girare il mondo senza meta" assieme a loro. Chiede pertanto di poter emigrare in Africa Orientale Italiana per dedicarsi là all'agricoltura. La domanda è presentata anche per conto della sorella Jenny e dei due figli di lei, Lissi e Alfred.
Il progetto non si realizza. Lissi poco dopo emigra a Londra. Per la sua testimonianza - rilasciata nel 2000- si veda il sito: www.unacitta.it/newsite/intervista.asp?id=656.
Berta Ascher muore nel '40. Gli altri vengono internati in località diverse della penisola e andranno incontro a destini differenti. Daniel e Willy saranno internati al Sud, ma a Cremona tornano poiché risulta che di qui fuggono il 19 ottobre '43 assieme alla piccola Susanna e a Hela Steinfeld, che con ogni probabilità è la seconda congiunta di cui parla Lissi nella sua testimonianza. Hela era una fotografa di Berlino e prima della fuga era stata internata a Lanciano. Anche Robert Jonas - con la moglie Helene - subiscono l'internamento, ma si salvano.
Jenny resta sola con Alfred. Quando lui viene internato a Campagna (SA) è autorizzata a raggiungerlo. Da una nota dei carabinieri di Fermignano (PS) del 16 maggio ’45, sappiamo che giunge nel comune pesarese un po’ prima del figlio, lei in aprile, lui nel luglio ’42, pertanto se ne deduce che si reca a Campagna prima di tale data. Non sappiamo se anche lei viene ristretta nel campo.
L'anno seguente, il 3 dicembre '43, nel momento dell’arresto generalizzato degli ebrei, Jenny è catturata con Alfred e con la famiglia Amsterdam e incarcerata a Urbino. Sul periodo di reclusione si veda la vicenda di Cesana Rita.
Scarcerata per le cattive condizioni di salute, Jenny è di nuovo inviata in internamento a Fermignano. Pochi giorni dopo, il 16 marzo ’44, inoltra alla questura una lettera accorata per chiedere la liberazione di Alfred ancora in carcere, motivando la richiesta con la necessità di una reciproca assistenza. Nel testo si legge che è il suo unico figlio, forse intendendo dire in Italia. In realtà Lissi Lewin - in Pressel - è viva e in quel momento risiede a Manchester. Jenny argomenta che in altra occasione il Ministero dell’Interno aveva concesso al figlio la scarcerazione dal campo di concentramento per poter convivere con la madre.
Importante anche la lettera che Alfred scrive al parroco di Fermignano, don Adelelmo, dalla quale si ricavano l'aiuto ricevuto per la madre e la solidarietà degli abitanti del paese.
Alfred esce dal carcere l’8 maggio ’44 e torna in internamento nello stesso luogo, ma solo per andare incontro alla morte assieme a lei. E’ la nota dei carabinieri del maggio ’45 cui abbiamo fatto cenno, a raccontare i fatti al questore provinciale, sollecitato dal Record Bureau Displaced Persons. L’organismo della sottocommissione alleata era stato a sua volta interpellato da Lissi Lewin, la quale non riceveva più notizie dei congiunti da dicembre ’43.
Così scrive il maresciallo dei carabinieri di Fermignano, Salvatore Ragonese, su Alfred e Jenny: “Nei primi di agosto 1944 i suddetti furono nuovamente arrestati e fermati in questa località San Gregorio dove si erano rifugiati, dal tenente tedesco certo Schwinger - di origine austriaca da Insbruk - che allora comandava un distaccamento di militari tedeschi a Fermignano, e condotti a Forlì. A Forlì, da voci che circolano in paese, sembra che i Lewin siano rimasti vittime della ferocia tedesca.”
Dal Libro della memoria abbiamo la conferma della cattura ad opera di tedeschi di Eugenia Jenny (senza indicazione del luogo) il 6 agosto '44, della detenzione nel carcere di Forlì e della morte in eccidio nel locale campo di aviazione il giorno 17 settembre '44. Su di lei si veda anche La strage di Forlì.