Fano Goffredo Salvatore Nicola
Fototessera del 31 dicembre ’40 (fonte: ASP).
Famigliari compresenti: fratelloConiugato/a con: celibe
In Italia a: Roma
Percorso di internamento: C. di C. di Campagna (SA) fino 15/8/'40; c.di c. di Gioia del Colle (BA) dal 18/8 al 30/12/'40; Sassocorvaro (PS) dal 1° gennaio al 15 settembre '41; Sant'Angelo in Vado (PS) dal 15/9/'41 al 3/1/'42; licenza a Roma; Collevecchio Sabino (RI) dal 27 marzo a giugno '42; Asti da giugno '42 al 5 febbraio '43; c.di c. di Urbisaglia (MC) dal 6 febbraio al 5 agosto '43. Prosciolto ai primi di agosto ‘43.
Ultima località o campo rinvenuti: Urbisaglia (MC)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; ASMAC; Car; ASCS; M/M; Ter; ASCSAINV; Urb; Mpez.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Era un ingegnere, titolare di un negozio di materiale idraulico a Roma.
Segnalato dal Questore della capitale nel giugno '40 come "Ebreo repubblicano, di sentimenti avversi al regime", è compreso nell'elenco degli ebrei romani (n.29) da internare in caso di emergenza, in quanto "repubblicano-sospetto politico". La lista viene compilata proprio in quel mese dalla polizia. Anche suo fratello Vito è tra i segnalati e come lui sarà internato.
Al pari di quanto avviene per altri ebrei italiani, l’inizio dell’internamento scatta con l’entrata in guerra dell’Italia e termina con il Governo Badoglio tre anni dopo. Da dichiarazione di Goffredo dell'ottobre '44, sappiamo che prima di essere inviato nel campo di concentramento di Campagna (SA) fu incarcerato a Regina Coeli a partire dall'11 giugno '40.
Ben presto lascia il primo campo per quello di Gioia del Colle (BA).
Il 1° gennaio '41 raggiunge la Provincia di Pesaro e viene destinato a Sassocorvaro. Qui verso la fine di agosto vorrebbe ricevere per qualche giorno la visita della sorella Linda con il marito Alessandro Servi e i figli Elva e Marco ma "non è assolutamente possibile riceverli per mancanza di alloggi", dicono le autorità locali. Goffredo chiede pertanto di poterli incontrare a Pesaro dove la stagione balneare è ormai conclusa. Nel frattempo, dice, ne approfitterebbe per completare la cura dei denti, interrotta d'autorità nel periodo estivo. Non sappiamo se tale divieto per il capoluogo riguardasse anche gli altri internati e neppure ci è nota la risposta dei superiori.
Pochi giorni dopo, il 4 settembre, Goffredo chiede al questore di essere trasferito, "non potendo più vivere in questo comune di Sassocorvaro, dove si è venuto a formare un ambiente molto ostile agli Ebrei". In effetti nel mese di luglio il questore stesso aveva chiesto ai carabinieri una relazione su quanto avvenuto in paese, poiché era a conoscenza del fatto che "giorni or sono" alcuni giovani apostrofavano gli internati chiamandoli "pecoroni" e, nonostante i richiami del podestà, avevano continuato a molestare "sia pure indirettamente" gli internati.
"Vada a Sant'Angelo in Vado", viene appuntato sulla lettera. Il 15 settembre Goffredo Fano raggiunge la nuova sede, ubicata nella stessa provincia. Vi resta per qualche mese, poi ottiene una licenza a Roma ed è nuovamente internato, prima in Provincia di Rieti e in seguito ad Asti.
A fine '42, dopo circa sei mesi di permanenza ad Asti, è oggetto di una lunga relazione della questura locale la quale ne chiede il trasferimento per aver disturbato una signora, per di più moglie di un fascista, il quale aveva reagito prendendolo a pugni. Analoga accusa di intraprendenza viene rivolta al fratello e dei due si ricorda che “hanno precedenti quali repubblicani”.
Nel febbraio '43 i due fratelli sono tradotti al campo di concentramento di Urbisaglia (MC). Considerato non abbiente, Goffredo è sussidiato. Si evidenziano problemi di salute attestati dal medico, finché ai primi di agosto giunge la notizia della revoca. Il direttore del campo scrive al questore della capitale che il 5 agosto l'internato è stato dimesso dal campo ed è partito per Roma. Nota poi che “durante gli ultimi giorni ha dato prova di irrequietezza e non disciplina, dietro la pretesa di alte aderenze.”
Come il fratello, nel dicembre '44 Goffredo chiede - quale ex internato - gli arretrati del sussidio dal primo settembre '43 in poi, ma la questura romana esprime al ministero parere contrario in quanto dopo il proscioglimento lo stesso tornò nella capitale e riprese a vivere come prima. Intanto la verifica delle sue dichiarazioni sull'internamento rimette in moto le prefetture, le quali riferiscono i periodi di presenza effettuati, a parte quella di Salerno, competente per il campo di concentramento di Campagna, la quale fa notare che i dati su Salvatore Fano sono andati distrutti con la guerra.