Epstein Bernard
Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del novembre '41.
Famigliari compresenti: /
Coniugato/a con: celibe
In Italia a: Trieste
In Italia da: Bratislava, Cecoslovacchia
Percorso di internamento: C. di c. di Campagna (SA) da giugno '40 all'11 novembre '41; Sant'Angelo in Vado (PS) dal 12 novembre '41 al 16 giugno '42; Urbania (PS) dal 17 giugno '42 a settembre '43 quando fugge. Dopo un periodo di latitanza viene rintracciato e i sussidi riprendono da novembre. Resta internato a Urbania fino al 15 settembre '44.
Ultima località o campo rinvenuti: Urbania (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Roma
Fonti:
ASP; A1; A2; ASCSAINV; ASCU; Cdec; ASCU2, FF, ACGP; ASC.Pesaro; YV; CdesM; ACGP; Bad.
Presente fasc. in ASP: s�
Profilo biografico:
Il 15 settembre del '39 entra in Italia da Bratislava e si stabilisce a Trieste. In qualche documento è detto commerciante, in altri insegnante.
Nel giugno del '40 viene internato nel campo di concentramento di Campagna (SA) e vi resta per circa un anno e mezzo. Presso l'archivio del Comitato Giovanni Palatucci è conservata una lista senza data di 45 internati, dei quali si indicano i dati anagrafici, la religione di appartenenza distinta dalla “razza”, la situazione personale (se accompagnati o soli), le pendenze per le eventuali pratiche di espatrio. Tutti costoro si trovano nel campo di concentramento di Campagna “Concezione”. Epstein viene detto ebreo sia di religione che di razza, è solo, fa il commerciante ed è iscritto nella lista americana del 28 dicembre '38.
A Campagna c'è poi un carteggio che lo riguarda. E' l'agosto del 1941 e un altro internato nello stesso campo, il fiumano Emanuele Weintraub, scrive al vescovo di Campagna, mons. Giovanni Palatucci, pregandolo fra l'altro di prendere in considerazione due lettere di Bernard Epstein. Precisa poi: il compagno, "un giovane studioso della nostra fede", "spera disperatamente in voi".
In uno dei due scritti menzionati, Epstein informa il vescovo di avere rivolto una supplica alla Principessa di Piemonte (Maria Josè) e lo prega di inoltrarla. "Mia fidanzata e io ve ne saremo grati per tutta la vita", osserva. Manca la lettera stessa che il prelato invia a Napoli affinché si valuti l'opportunità della consegna.
Da Napoli risponde a breve il generale Gamarra, preposto all'ufficio che fa da supporto a sua altezza. In tono reverente dice al vescovo Palatucci che ha ricevuto la sua lettera e l'istanza dell'internato ma non può aiutarlo. Scrive infatti: “... l'aspirazione dello Epstein non può formare oggetto di interessamento perché non è possibile fare entrare in Italia stranieri di razza ebraica.” Riteniamo che la supplica di Bernard avesse lo scopo di permettere alla sua fidanzata di venire appunto in Italia.
Pochi mesi dopo, lo stesso viene trasferito in Provincia di Pesaro, a Sant'Angelo in Vado, dove risultano le somme dei sussidi percepiti, con il supplemento straordinario di lire 2 al dì, concesso dalle autorità per bisogni particolari. Nel gennaio '42 Epstein viene nominato rappresentante della Delasem per gli internati ebrei del comune.
La permanenza a Sant'Angelo in Vado è di otto mesi, dopodiché viene trasferito in altro comune della provincia. Ora gli è assegnata Urbania. Qui per un periodo vive con i coniugi Nagler e poi con Herman Just. Accade che alcuni cittadini “ariani” chiedano che Epstein possa dare lezioni di tedesco ai loro figli, ma la richiesta non è ricevibile da parte delle autorità per ragioni di “razza”.
Esiste senza dubbio un legame con la città di Fiume perché numerosi sono i contatti epistolari. Grazie alle fonti reperite a Urbania, conosciamo soltanto quelli stabiliti durante la permanenza in questo comune. Inoltre, l'opera di F. Falk ci permette di conoscere qualcosa dei corrispondenti.
Nel corso del 1942, Bernard invia posta alle seguenti persone di Fiume: Rosalia Deutch (famiglia di commercianti di metalli), famiglia Berger (la famiglia del mobiliere Alberto Berger, citato una volta per nome, sarà sterminata), Carlo Zelikovics (segretario della comunità israelitica, poi deportato e ucciso), Samuele Herzkovits (commerciante e fabbricante di mobili, un figlio deportato), Nathan Moskovitz (commerciante di chincaglieria), Eugenio Lipschitz (commerciante di merceria e chincaglieria, uno dei più influenti componenti del gruppo ortodosso, preso di mira fin dal giugno '40, incarcerato e poi internato a sua volta, autore di un diario che sarà pubblicato dopo la sua morte - “Una storia ebraica”, Giuntina - infine deportato e ucciso con la moglie).
La maggioranza di costoro era “ortodossa”, nel senso che seguiva l'ebraismo tradizionale.
Bernard comunica frequentemente con la signora Sarolta (Carlotta) Epstein a Bratislava, certamente la madre. In data 29 settembre '42 spedisce poi una cartolina a Filip Epstein (forse il fratello) a Zilina, città della Cecoslovacchia. Dall'Archivio di Yad Vashem sappiamo che Filip, nato il 5/5/1919, durante la guerra viveva a Bratislava; fu deportato con trasporto RSHA da Zilina ad Auschwitz il 18 settembre '42 in un gruppo di 19 persone. La data di morte è il 5 novembre '42. Se non si tratta di omonimia, anche la madre di Bernard, Apfeldorfer Sarolta/Carlotta, è tra le vittime della Shoah.
Nel '42 l'internato è in corrispondenza con il cecoslovacco Giorgio Wooth che con la moglie vive a Pesaro (vi resterà dal settembre '41 al settembre 1950) e risulta essere un cantante, probabilmente lirico. Inoltre scrive a un internato che si trova nella sua stessa condizione all'interno del Camp des Milles in Provenza: Israel Pfefferbaum. La lettera a quest'ultimo è del 3 settembre '42. Presso l'archivio del campo francese abbiamo verificato che Israel - nato in Austria nel 1882 e arrivato in Francia nel maggio '40 passando attraverso vari campi prima di giungere al Camp des Milles - fu deportato proprio il giorno precedente la data della lettera: il 2 settembre '42. Resta da chiarire il legame tra Bernard e Israel.
Nel settembre '42 scoppia una lite tra Bernard e l'internato Edoardo Schnurmacher. Per tale motivo quest'ultimo chiede di lasciare Urbania.
Nella sua corrispondenza epistolare, Epstein si rivolge poi alla Delasem di Genova e di Nonantola (dalle quali riceve piccoli contributi finanziari) e alla Nunziatura apostolica (mons. Borgoncini Duca) che nel febbraio '43 gli invia un contributo di cento lire. La stessa cifra gli viene offerta per due volte - nell'aprile e nel luglio '43 - da Eugenio Lipschitz. Altri piccoli aiuti in denaro gli giungono dai fiumani Carlo Zelikovics, Samuele Herzkovits, Alberto Berger e Nathan Moskovitz, oltre che da Giorgio Wooth che come si è detto risiede a Pesaro (tre elargizioni).
Epstein scrive pure a Ottorino Guidi, un giovane internato politico antifascista con il quale qualche mese prima era stato compresente a Sant'Angelo in Vado.
Sappiamo che alcune famiglie di Urbania chiedono e ottengono che Bernard faccia lezione di tedesco ai loro figli e siccome ciò avviene nell'abitazione dove l'internato vive in affitto, il padrone di casa segnala al podestà tale comportamento illecito, lamentando di averlo più volte avvisato. Poi il 17 agosto '43 - ormai si è insediato Badoglio - il questore restituisce ai carabinieri la diffida del podestà in quanto con il nuovo governo "nulla si oppone a che l'internato Epstein Bernardo impartisca lezioni a persone di razza ariana...".
Il suo nome compare nel registro dei sussidiati fino al mese seguente: nel settembre '43 infatti viene segnalata la sua fuga da Urbania con Herman Just. Dopo un breve periodo di latitanza, il fuggiasco è rintracciato, e i sussidi riprendono da novembre '43.
Passano diversi mesi e si entra nel nuovo anno. Una notizia contenuta nel suo fascicolo rende l'idea del pericolo incombente negli ultimi giorni prima della liberazione del territorio. Si tratta di una nota manoscritta del Commissario Straordinario del comune, datata 29 agosto '44, la quale dice testualmente: "La cartella dell'internato è stata ritirata dal Comando della Feldgendarmeria tedesca". Non sappiamo cosa succeda in quelle ore, sta di fatto che Epstein arriva indenne al 15 settembre '44, quando Urbania viene liberata, dopodiché l'ex internato raggiunge Roma.
In Arolsen Archives viene registrato come internato a Sassocorvaro nel maggio '43, forse per errore.