Della Torre Odoardo
Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del marzo ’41.
Famigliari compresenti: /Coniugato/a con: Giuseppina De Sanctis
In Italia a: Roma
Percorso di internamento: C.di c. di Urbisaglia (MC) dal 23/6 al 30/10/'40; Camerino (MC) da novembre ’40 al 31 marzo '41; Sant'Angelo in Vado (PS) per un solo mese dall'1/4 al 30/4/'41, data della revoca per "atto di clemenza del Duce".
Ultima località o campo rinvenuti: Sant'Angelo in Vado (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: sì
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; ASMAC; Car; Urb; NC; A4; MPez; LDM; GFOR; Bpin.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Risiede a Livorno fino al 1918, poi si trasferisce a Roma. Nel 1919 viene arrestato e multato per manifestazione socialista vietata. Dottore in legge e professore di filosofia, insegna nei licei e presso l’Università proletaria della capitale, è autore di opere di argomento giuridico-filosofico e milita nel PSI con Giacomo Matteotti.
La questura della città natale, interpellata per informazioni, rileva che fin da giovane Della Torre professava apertamente principi socialisti e “disfattisti”, gli stessi che secondo la questura romana lo animano all’entrata in guerra dell’Italia nel giugno ’40. Infatti è compreso nell'elenco degli ebrei romani (n.29) da internare in caso di emergenza in quanto "Sovversivo schedato-vociferatore".
“Ebreo, socialista schedato”, fa eco la Direzione generale per la Demografia e la Razza. Odoardo Della Torre ha un fascicolo personale presso il CPC.
Nel campo di concentramento di Urbisaglia (MC), dove viene internato nel giugno ’40, è compresente con altri ebrei italiani antifascisti costretti a vivere nelle soffitte dell’edificio che ospita la struttura, la villa Giustiniani Bandini. Fra questi, Giuseppe Levi, Giorgio Ottolenghi e Ivo Minerbi, come ricorda Bruno Pincherle. Nei diari di Nino Contini, avvocato ferrarese compresente a Urbisaglia, si fa riferimento a Odoardo con queste parole: "Della Torre e la filosofia. Lezioni di storia della filosofia".
Quanto alla condizione economica, il professore viene giudicato prima non abbiente e poi abbiente sulla base delle informazioni della questura romana la quale sottolinea che l’internato possiede appartamenti a Roma e uno a Pisa. In seguito, una volta a Camerino, egli scriverà che il reddito ottenuto dagli affitti è basso, essendo vecchi stabili. Inoltre, oltre a far notare che deve mantenere una sorella, rimarca che le sue entrate hanno subito forti ripercussioni, prima con i provvedimenti razziali, poi con l’internamento, misure che gli impediscono di lavorare. Fa notare che ha preso alloggio presso l’albergo Ideal dove ha ottenuto una stanza “moderatamente” riscaldata e che ha dovuto rinunciare ad un piccolo appartamento per impossibilità a far fronte alla spesa. Chiede poi un certificato di internamento per non dover pagare le tasse per un reddito professionale ormai inesistente.
Più volte rinnova la richiesta del sussidio, mentre non avrà né quello né l’indennità di alloggio. Avanza inoltre richiesta di proscioglimento per ragioni di salute. Tali problemi lo portano spesso a dover ricorrere a cure mediche che affronta a sue spese, comprese quelle di trasferta per sé e per l’agente che lo segue costantemente.
La moglie Giuseppina De Sanctis, che interviene ripetutamente a favore del marito, chiede di poter vivere con lui nel campo di Urbisaglia o di soggiornare nei pressi della struttura, ma senza ottenerne l’assenso. Dopo il trasferimento del marito a Camerino, che avviene nel novembre ’40 dopo che il medico provinciale ha verificato la non idoneità al campo di concentramento, viene autorizzata a convivere con lui.
La diffida firmata da Della Torre presso il podestà del comune porta la data del 15 novembre ’40.
Nel gennaio seguente i carabinieri segnalano che l’internato ha stabilito rapporti con professori locali e, si teme, anche con studenti, per cui si rende necessario il suo trasferimento. Egli vorrebbe restare nel comune, oppure essere destinato a una zona a clima mite. I superiodi dispongono di internarlo nel comune di Fiastra (MC), decisione subito revocata per ragioni di salute.
Ai primi di marzo ’41 si profila il passaggio alla Provincia di Pesaro. Prima del trasferimento, Della Torre conosce un ricovero in ospedale a Camerino, con intervento chirurgico. Autorizzato a una licenza di dieci giorni a Roma, con ogni probabilità non affronta il viaggio ma raggiunge la nuova sede di Sant'Angelo in Vado (PS) dove resta per un solo mese. Alla fine di aprile '41 ottiene la revoca della pena e torna nella capitale.
Non sappiamo come viva nei tre anni seguenti e come sfugga alla razzia del 16 ottobre '43, ma la sua sorte sarà ugualmente tragica. Il 18 marzo '44 viene arrestato e incarcerato ed è ucciso alle Fosse Ardeatine il giorno 24 dello stesso mese e anno.