Castelfranchi Renato
Dalla scheda segnaletica della Questura di Pesaro del settembre '40.
Famigliari compresenti: /Coniugato/a con: coniugato
In Italia a: Ferrara
Percorso di internamento: Apecchio (PS) dal 21/9/'40 al 3/8/'43. La data ufficiale della revoca è di due giorni prima.
Ultima località o campo rinvenuti: Apecchio (PS)
Deportato: sì
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; ASCA; A4; Gar.P.; LDM; YV.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Ha un fascicolo a suo nome presso il Casellario Politico Centrale. In gioventù era stato attivo in ambito socialista, poi si era orientato verso l'interventismo. Dottore in chimica, aveva prestato la sua opera come impiegato addetto all’archivio del comune di Ferrara, città nella quale viveva. Vedovo, in precedenza aveva contratto un matrimonio “misto” e non aveva figli.
Nel novembre del '40 il prefetto della sua città segnala che con il varo delle leggi razziali, in base alle quali era stato licenziato dall'impiego, "si avvicinò a elementi sovversivi" nei confronti dei quali furono comminate diffide e ammonizioni, mentre "per l'ebreo Castelfranchi" si decise l'internamento.
Ad Apecchio, in Provincia di Pesaro, dove è costretto a risiedere per quasi tre anni, sono conservati i rendiconti dei sussidi ricevuti fino al 3 agosto '43 quando ottiene il proscioglimento con le misure del Governo Badoglio. Egli chiede allora la residenza temporanea nel comune dov'era vissuto fin lì ma il permesso non gli viene concesso dalle autorità locali.
Il rifiuto gli sarà fatale. Tornato obbligatoriamente a Ferrara, viene arrestato nel novembre, detenuto a Ferrara carcere, Ferrara Tempio e Fossoli campo. Di qui nel febbraio del '44 è deportato ad Auschwitz e ucciso all'arrivo il giorno 26.