Castelbolognesi/e Ludovico
Coniugato/a con: Ebe Valadini
In Italia a: Milano
Percorso di internamento: C.di c. di Urbisaglia (MC) dal 6/7 al 9/9/'40; Macerata Feltria (PS) dal 16/9/'40 a marzo '41; Pesaro dal 12/3/'41 fino alla revoca avvenuta il 6/5/'41 per "atto di clemenza Duce".
Ultima località o campo rinvenuti: Pesaro
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: /
Fonti: ASP; Urb; NC; ASMAC; ASCMF.
Presente fasc. in ASP: sì
Profilo biografico:
Avvocato di origine modenese, era domiciliato a Milano. E' definito "noto antifascista" dalla prefettura della sua città e gli si attribuisce una passata vicinanza alla massoneria.
Le autorità rimarcano che nel '38 Castebolognesi aveva preso a criticare i provvedimenti razziali, "pronunciando anche velate minacce di rappresaglia dell'elemento ebraico". Tali note informative passano da una questura all'altra assieme alle notizie sulle sue condizioni economiche, definite buone. Fino a quando ha potuto lavorare, si dice, ha avuto una discreta clientela. Per questa ragione non ha diritto al sussidio.
Il 1° luglio '40 il Ministero dell'Interno dispone la sua traduzione al campo di concentramento di Urbisaglia. Vi giunge il giorno 6. Le immediate istanze di revoca della pena - o in subordine di assegnazione ad un comune - da parte sua e della moglie, non hanno effetto, benché le ragioni di salute emergano ben presto.
Il mese seguente la moglie e il figlio, dr. Alberto, sono autorizzati a visitarlo e a trattenersi per due giorni. Il medico provinciale - dr. G. Pezzella - lo dichiara non idoneo al campo di concentramento, per cui il Prefetto propone il suo trasferimento in un comune dove potrà essere curato dai famigliari.
il 30 agosto '40, accompagnato da un agente, l'internato viene ricoverato in ospedale a Macerata e pertanto il trasferimento in Provincia di Pesaro, già disposto, è rinviato. Il Prefetto raccomanda alla direzione dell'ospedale un'assidua vigilanza affinchè l'uomo non si allontani "per alcuna ragione".
Le spese del ricovero sono a carico dell'internato. Così pure le competenze del medico provinciale di Macerata che l'ha sottoposto a visita (lire 75).
Una nuova istanza della moglie viene respinta. Nei diari di Nino Contini, altro avvocato ebreo internato in quel periodo, si fa un cenno a Castebolognesi in questi termini: "I suoi discorsi circa la moglie. Non voglio vivere a carico della famiglia". Questo può significare che per l'impossibilità di esercitare la sua professione in quanto ebreo, l'internato modenese dovesse far fronte a difficoltà economiche.
A settembre '40 può avvenire il trasferimento. Il Questore di Macerata trasmette al collega di Pesaro le informative riservate facendo notare che, a Urbisaglia, l'internato ebreo ha manifestato insofferenza per lo stato di restrizione e frequenti lagnanze legate ai suoi problemi di salute.
La nuova sede è Macerata Feltria. Castelbolognesi vi giunge dalla Questura di Pesaro contemporaneamente a Carlo Guetta. Fin dal giorno precedente il Commissario prefettizio aveva ordinato all'ufficio postale che la corrispondenza e i pacchi "di qualsiasi genere sia in arrivo che in partenza" destinati ai due internati fossero revisionati e controllati da lui stesso, come prescritto dalla questura.
Nel marzo '41 il nostro viene trasferito a Pesaro e dopo due mesi è liberato per atto di clemenza del duce.