Blody Sidonie
Coniugato/a con: Ehrenworth Sender
In Italia a: Firenze
In Italia da: /
Percorso di internamento: San Donato val Comino (FR) dal 4/8/'40 al 20/8/'42; Piandimeleto (PS) dal 25/8 al 31/12/'42; Sant'Agata Feltria (PS) dall' 1/1/'43 al 30/9/'44.
Ultima località o campo rinvenuti: Sant'Agata Feltria (PS)
Deportato: no
Ucciso in Italia: no
Dopo la fuga e/o la liberazione a: Sant'Agata Feltria (PS), Merano (BZ), poi USA
Fonti:
A2- b. 46; ASP; A1; A2; ASCPM; ASCSAF; ASFo; AP; LM/AM; LDM.
Presente fasc. in ASP: no
Profilo biografico:
Presso l’Archivio di Stato di Pesaro i suoi dati sono contenuti nel fascicolo del marito Ehrenwort Sender, mentre risulta il contrario presso l’Archivio Centrale dello Stato.
La presenza di Sidonie in Italia è ufficializzata nel 1936 assieme alla sorella Rosa (in Myler), ma sicuramente era nel nostro territorio l'anno precedente. Domiciliate a Pescara, si muovono per la penisola come rappresentanti di commercio di articoli di biancheria e impermeabili. Sono in relazione con una terza ebreaviennese che fa lo stesso lavoro e che come loro è sorvegliata dalle questure in quanto sospettata di attività spionistica. Nel 1938 Sidonie è a Rimini e vi risiede per qualche tempo in Viale Vespucci. Viene censita dal podestà tra gli ebrei temporaneamente presenti nel comune, benché abbia residenza a Pescara.
Dopo un passaggio a Terni, nella primavera del 1939 le due sorelle risultano ancora insieme a Firenze dove si stabiliscono. A dicembre di quell'anno, Sidonie chiede che la madre ebrea, Helene, la quale vive a Bratislava in Boemia, possa venire in Italia essendo sola e bisognosa di aiuto. Precisa che la madre è già stata a Rimini per qualche tempo. Per parte sua, la signora Helene rinnova la richiesta, ma il permesso viene negato.
Ben presto la permanenza libera delle sorelle Blody diventa difficile. Nel gennaio 1940 vengono diffidate a svolgere attività lavorativa. Non essendo autorizzate a soggiornare "nel Regno", nell'estate seguente sono raggiunte dall'ordine di internamento. Questo riguarda un gruppo di 13 ebree straniere presenti a Firenze, fra cui loro. Anche Ehrenwort Sender, al quale Sidonie è legata, suo futoro marito, viene arrestato e internato in altra sede.
A San Donato Val Comino (FR) Sidonie resta per due anni, separata dal compagno. Qui in un esposto alle autorità centrali lamenta ritardi nella corresponsione del sussidio che la costringono a indebitarsi per vivere. Nel contempo, dopo un lungo e faticoso iter di permessi e divieti, ottiene l'autorizzazione a sposarsi in seconde nozze con Sender, con il quale conviveva dal 1935. In precedenza era coniugata Neumann e separata.
Testimoni di nozze di Sidonie e Sender a San Donato saranno due internati nel comune, non coniugati tra loro, Grete (Margherita) Bloch e Samuel Stein, i quali nel 1944 verranno deportati attraverso Fossoli e finiranno i loro giorni nei lcampi di sterminio.
Destinata a trasferirsi col marito nelle Marche, Sidonie chiede che la sorella Rosa possa unirsi a lei ma il permesso non viene concesso. Nell'agosto 1942 partendo da San Donato i due coniugi arrivano insieme nella provincia che non lasceranno più, quella di Pesaro. La prima sede loro assegnata è Piandimeleto. Di qui Sidonie fa domanda, vanamente, di poter tornare a Firenze per recuperare le sue cose personali abbandonate al momento dell'arresto, così come aveva invocato inutilmente il permesso di sottoporsi - nella stessa città o a Roma - a una visita specialistica per una dolorosa patologia.
Verso la fine del 1942 risulta un contatto con Rosa Ehrenwort, la madre di Sender che si trova ancora a Sokal, allora Polonia, e che poi sarà internata nel campo di Ferramonti dal quale l'anno seguente, a giugno, chiederà senza esito di potersi avvicinare a Sender e Sidonie.
Dal primo giorno del 1943 costoro sono a Sant’Agata Feltria e vi restano fino alla conclusione dell'internamento. Nel dicembre di questo anno, al momento dell’arresto generalizzato degli ebrei, il marito viene incarcerato, mentre lei è lasciata a casa per ragioni di salute. Dopodiché i tentativi di arresto dell'internata si ripetono varie volte senza efficacia per la ferma posizione del medico condotto locale il quale rinnova certificati tassativi.
Nel frattempo Sidonie si attiva per far liberare Sender. Al questore ricorda che il marito ha sopportato più di due anni di campo di concentramento e che da allora le è stato sempre vicino. Finché, arrestato "inopinatamente" in seguito ai provvedimenti a carico degli ebrei, ha dovuto abbandonarla "al suo crudo destino". Il tono e il linguaggio del testo fanno pensare che qualcuno l'abbia aiutata a scrivere, con ogni probabilità il medico stesso, dott. Cavalli, il quale allega alla lettera un ennesimo certificato. L'internata si rivolge anche a un religioso del posto per ottenere la scarcerazione del marito e il frate sollecita da parte del commissario prefettizio un’opera “di umanità civile”.
Il 30 gennaio 1944 Sender viene scarcerato e l'internamento riprende anche per lui. Nel settembre di quell'anno, quando il territorio viene liberato, i due sono ancora a Sant’Agata Feltria. Di lì si trasferiscono prima a Merano (BZ), poi nel 1962 in Usa.
Per una biografia più dettagliata sugli Ehrenwort, in particolare sul periodo pesarese, si veda Con foglio di via. Per Rosa Blody in Myler si veda Vite di carta, citata nelle fonti pubblicate. Rosa verrà deportata ma torna viva da Auschwitz. La stessa sarà chiamata a testimoniare al processo contro Friedrich Bosshammer che da gennaio 1944 era stato il responsabile della "soluzione finale" in Italia e collaboratore di Eichmann.